Meno di 19 minuti di musica per i Maxiata all’esordio, dunque un ep, con 5 canzoni di rock cantato in italiano. Ed in più, sul CD, il videoclip del loro singolo ‘Scalda il Sangue’, girato tra i paesaggi a perdita d’occhio non dell’Arizzona ma del Gran Sasso, con i 5 della band a bordo di una Chevrolet: davvero un deja vu di ‘Californication’ dei Red Hot Chili Peppers; un videoclip semplice, economico e carino. Il quintetto di Pescara, che poteva magari trovarsi un nome più efficace, è formato da David Bonelli (tastiere), Luca Calosi (chitarra), Giuseppe Costantini (voce), Massimiliano Grillo (batteria) e Piergiovanni Battibocca (basso), ed evoca e materializza il rock italiano classico, quello di inizio anni 90 che faceva molta presa sui ragazzi, le cui band provarono a sdoganare qualche provocazione alternativa nel mainstream, fino al festival di Sanremo, con le comunque fallimentari prove di Timoria e Negrita. Proprio ai Timoria di Pedrini e Renga fanno pensare i Maxiata, che aggiungono un buon gusto progressive – merito soprattutto dell’ineccepibile lavoro di tastiere e basso – al cantato impostato e tecnico del giovane vocalist Giuseppe Costantini, in grado di conferire un definitivo colore radiofonico alla musica del gruppo, e ciò nel bene e nel male. Certo, poca originalità, ed in alcuni frangenti la scomoda sensazione che si tratti di 5 session man che svolgono un compito, ma mi piace il richiamo mai sopra le righe, nel videoclip e nella musica, ad un senso di libertà che nel nostro immaginario coincide coi grandi spazi degli aridi paesaggi naturali americani, e credo che un certo rude sapore demodè, anni 70, che la band indiscutibilmente si dà nelle divagazioni prog strumentali, gli possa giovare, salvandoli dal pop più ‘leccato’ sul cui baratro ad ogni modo i Maxiata si muovono: attenti a non finire giù!
Infine, interessante il testo dell’ultima traccia, intitolata ‘La mia Patria’, in un Paese, il nostro, in cui il concetto di patria suscita istintiva diffidenza, i Maxiata provano a riattualizzarlo, portandolo su un piano non di parte ma al contempo individuale, universale e solidale: bello.
Autore: Fausto Turi