Nati come gruppo grunge, genere che ha contraddistinto il loro esordio del 2010 con “When tomorrow hits”, nel corso di tre anni i Mad Penguins hanno evoluto il loro sound rendendolo più duro approdando in territorio stoner. Non a caso il trio bresciano in questi anni ha condiviso il palco con gente del calibro di Karma to Burn e Orange Goblin.
Con “El capretto”, yerzo lavoro ufficiale, i nostri riescono a stare in equilibrio tra grunge e stoner, ponendosi nella giusta collocazione e sul crinale tra i primi e più acerbi Mudhoney e i primissimi Kyuss.
Le chitarre sono sempre acidissime e pronte alla colata lavica, ma la ritmica è sempre nervosa per cui i brani non sempre sconfinano nello stoner ma in un certo hard-core old school.
La continua tensione e questo ‘strano’ stare in mezzo tra più generi rende l’album accattivante, e il trio riesce a non farci ripiangere i migliori stili musicali nati negli Usa venticinque anni fa.
Con “The New Sound” Geordie Greep ha allestito un più che riuscito “museo della sofferenza umana”
Ho impiegato tempo nel decidere come recensire “The New Sound” (Rough Trade Records) di Geordie Greep, un disco simile alla...