Tornano ad atmosfere grevi ed oscure dei Grails. Estendono i loro brani portando l’ascoltatore nel mondo del jazz cosmico e della psichedelia con le tinte fosche. I sette brani, tutti assolutamente strumentali, che compongono questo loro settimo lavoro in studio, sono tutti molto intensi ed in diverse occasioni sfiorano l’intensità profonda dei Neurosis. Tuttavia si distinguono dal gruppo di Steve Von Till, risolvendo il pezzo con leggerezza e volteggi vari (“The natural man”), anche se in altre occasioni stirano al massimo la psichedelia (“Predestination blues”). Certo non si possono esimere dai tentativi di raggiungere vette epiche, anche se poi la discesa è troppo profonda (“X – Contaminations”) o pomposa ed in stile Pink Floyd, periodo “The wall” (“Doomsdayer’s holiday”).
Un disco non facile, ma certamente intenso.
Autore: Vittorio Lannutti