La micromusic è roba per pippaioli, è inutile girarci intorno. Il 90% di quelli che seguono il fenomeno (in quanto autori o semplici ascoltatori) sono più interessanti alle caratteristiche della strumentazione usata che al risultato finale. Come dire: il mezzo innanzitutto, poi pensiamo (eventualmente) al messaggio. Cobol Pongide, al secolo Fabrizio Carli, non è immune da quest’approccio. Nel booklet di questo suo “Musica per anziani cosmonauti” spicca l’elenco degli strumenti usati per la produzione del disco in questione: ben ventisei aggeggi diversi, tra tastierine e batterie elettroniche Bontempi, Casio (sette sigle diverse, attenzione!), gli immancabili Game Boy e Commodore 64, un paio di strumentini giocattolo della Chicco, ed una manciata di imprescindibili strumenti auto-costruiti dopo ore di appassionato “circuit-bending”. Alla fine dell’elenco un bel disclaimer: “no midi or vst instruments were used in the making of this CD”. Come dire: “è roba da puristi, questa!”.
Ebbene, com’è questo CD? Una schifezza, secondo me. I brani lasciano trasparire l’assoluta mancanza di una qualsiasi idea creativa, si avverte lo sforzo di costruire qualche melodia che possa risultare accattivante, o di qualche ritmica coinvolgente, ma in fin dei conti arrivare alla fine di questi quaranta minuti di micro-suoni è difficile almeno quanto superare l’ultimo livello di Super Mario Bros, per rimanere in tema. Ma di gran lunga meno divertente.
Autore: Daniele Lama