C’era grande attesa per il ritorno discografico degli Stems, la più grande formazione garage/power pop australiana degli anni ’80, dopo che il quartetto di Perth aveva rimesso insieme il proprio glorioso marchio per una serie di fortunati tour in madrepatria e in Europa.
L’iperattività del vulcanico Dom Mariani (cantante, chitarrista e principale compositore della band), impegnato negli ultimi anni su più fronti, aveva in qualche misura rallentato il ritorno discografico del suo storico gruppo. Ma finalmente, a venti anni esatti di distanza dal loro primo album in studio, il capolavoro “At First Sight…Violets Are Blue”, ecco un nuovo disco degli Stems. Si intitola “Heads Up” e contiene dieci composizioni nuove di zecca della premiata ditta Mariani-Lane-Matthews-Shaw. A dire il vero “Heads Up” non è un disco che colpisce al primo ascolto, qualità che invece caratterizzava “At First Sight” e tutti gli album dei favolosi DM3 di Dom Mariani.
Si tratta piuttosto del classico disco che cresce con gli ascolti, svelando la sua vera natura soltanto a chi ha la pazienza di un approccio ripetuto e non frettoloso. Sfregando sulla superficie, un po’ come sulla lampada di Aladino, viene fuori l’essenza delle dieci canzoni che compongono il percorso sonoro di “Heads Up”. Così se l’iniziale “Leave You Way Behind” e la più oscura “She Sees Everything” si aprono poco a poco, la dolce “Surround Me” mette in mostra un chitarrismo delicato e byrdsiano e la successiva “Undying Love” è un classico brano rock’n’roll che mischia ritmo e melodia. Il primo picco creativo arriva con “What’s Your Stand”, un bellissimo brano 60’s garage firmato da Richard Lane, seguito a ruota dalla solare e grintosa “Hellbound Train”.
Con “Get To Know Me” gli Stems tessono un vibrante episodio dalle venature psichedeliche grazie a un sapiente uso dell’organo. Anche il batterista Dave Shaw contribuisce al songwriting del disco con un brano dalla tessitura robusta come “Liar”. Mentre nella conclusiva “Get So Bad”, uno dei pezzi più riusciti dell’album, gli Stems ci regalano una splendida melodia, una ritmica semplice ed efficace e un gioco di chitarre d’altri tempi.
Chi si attendeva dal ritorno degli Stems un nuovo “At First Sight”, con canzoni a melodia a presa immediata e vibranti episodi garage/power-pop dal sapore Sixties, rimarrà deluso da “Heads Up”. Che appare, invece, per quello che è: un bel disco di rock’n’roll maturo e raffinato.
Autore: Roberto Calabrò