Il non banale ritorno in scena di Julia Holter riprende quelle che erano le sue attitudini sperimentali.
Aviary, settimo album, è poliedrico, rispecchiando l’autrice, pieno di sfaccettature e contraddizioni: è il caos, l’eros e il thanatos, la calma e il delirio, contiene la moltitudine. La stessa Holter definisce il proprio album come “cacofonia della mente in un mondo in liquefazione”. La definizione si riallaccia ad un verso di una short story del 2009 della scrittrice Etel Adnan «Mi sono trovata in una voliera piena di uccelli stridenti», da qui il concept dietro al disco è nato.
Atmosfere sognanti e jazz. La sua voce è simile, per timbro e pienezza di acuti ad alcune sfumature dell’estensione infinita, a quella di Bjork. Aprono le danze sinfonie orchestrali complesse e dense di note e strumenti, elementi classici fusi al moderno spinto.
Turn The Light On, come interruttore che si accende è un’esplosione di suoni e colori, è un’alba: è una non-canzone, nel senso che rifiuta la classica struttura, tema che si ripropone più volte all’interno dell’album. Whether prosegue come un gioco di voci, drone music fuso ad ambient. Cori e synth ben amalgamati e non sovrabbondanti, con qualche tocco di leggera psichedelia, che non guasta mai negli ambienti luminosi. Chaitius è una perfetta una ballata barocca, cantata con soave voce lirica ma con caratteristiche moderne di synth e piano che gradualmente appaiono e prendono forma nel corso del brano, fino ad arrivare alla metà della traccia, dove il parlato si fonde ad una modernissima e complessa sinfonia. Voce simil arpa e fuse con un sofisticato synth, creano atmosfera calda e ambient, poi il caos. Tutto si capovolge e mille voci sovrapposte, in un canto ossessivo, tagliano l’atmosfera accompagnate da toni orchestrali, il tutto dura il tempo di sorprendere l’ascoltatore. E’ facile restare rapiti come da un racconto dalla trama contorta.
La complessità è anche nell’utilizzo di una moltitudine di strumenti differenti: Dina Maccabee (violino), Andrew Tholl (viola), Devin Hoff (contrabbasso), Corey Fogel (percussioni), Sarah Belle Reid (tromba) e Tashi Wada (cornamusa).
Forme eteree e confini labili, la musica non ha una singola definizione, non c’è banalità o linguaggio unico, regna un’armonia caotica. Le trame sono improvvisazioni registrate nel corso degli anni 2017 e 2018 poi accostaste al gusto personale della Holter, che va dalla musica medievale fino ad arrivare ad Alice Coltrane.
Everyday Is an Emergency con la propria carica di agitazione e rumori quasi carnascialeschi, il trambusto delle ansie quotidiane culmina e prosegue con un dolce piano, come il riposo a casa dopo l’euforia della città. Con Another Dream i synth sono robotici ed elettronici e contrastano con la sua eterea; è un brano che mantiene la sua coerenza senza variazioni di trama che sfuma in un white noise.
In I Shall love 2 la Holter canta un‘atmosfera da bella fiaba, condividendo il suo amore con un coro bianco di bambini, per riapprodare nel caos con Underneath the Moon. Diversamente, I Shall love 1 è più dinamica e carica ha un’atmosfera di festa piena, dal retrogusto antico.
Colligere ha archi dal gusto classico, aprono un brano che perdura etereo non disdegnando dettagli più moderni. Discorso simile vale per In Gardens’ Muteness più di gusto pop e piano di accompagnamento, brano meno carico e più malinconico.
In lontananza la voce di un gufo introduce I Would Rather See accompagnato dalla cornamusa, la voce narrante lascia spazio al contrabbasso e ad una semplice fusione di questi elementi. Les Jeux to You voce e piano ha un gusto estremamente pop, tanto da poter esser un’eccentrica canzone di Kate Bush, sorprendente e non scontata.
Archi e piano di Word I Heard ci portano in un’atmosfera romantica e ambient molto piacevole e rilassante. La conclusione spetta a Why sad song con un’ensemble di suoni, “rumori” che sembrano quotidiani, accompagnati dal piano e dalla cadenzata voce della Holter, che come ninnananna finale, canta una dolce storia.
Ogni brano è un piccolo racconto con una trama iniziale uno sconvolgimento ed una fine, il tutto narrato con una tecnica vocale rara. Lo sviluppo dell’ascolto è verso il basso, i toni man mano si smorzano. Questo album è un’opera, un quadro d’arte moderna complesso e sofisticato, da osservare e ascoltare nella sua complessità, da comprendere a pieno. Contenitore di poliedrici aspetti ed estrema originalità: denso di improvvisazione e di osservazione della realtà, percepibile in tanti modi differenti, tanti quanti sono gli aspetti trattati, necessita di più di un ascolto per la percezione totale di tutti i dettagli.
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autrice: Noemi Fico