Tempi duri per il download, almeno per quello “a gratis”. Oddio, non è una novità: Napster ha chiuso ormai da un pezzo (salvo rinascere in versione 2.0, a pagamento), KaZaa e compagnia bella (e gratuita) sono nel mirino della RIAA – che di recente non ha esitato a citare in giudizio persino una bimba 12enne rea di aver scaricato qualcosa come sigle di cartoni e ninne nanne. Quello che fu forse il pioniere del download, MP3.com, è in procinto – e parliamo di settimane – di chiudere baracca e burattini.
Facciamo un po’ di storia. Nel 2001 la Vivendi Universal aveva acquistato la società con una transazione – mix di cash e azioni – da 372 milioni di verdon, fornendo un servizio, mica tanto utile, di hosting di copie di file coperti da copyright a cui avevano accesso solo i possessori legittimi dei relativi CD. Tuttavia, tra i profitti delle major in picchiata e il fallimento nella conversione di MP3.com in una piattaforma di successo per download a pagamento, la Vivendi ne ha chiuso la divisione europea e ha messo in vendita, quest’estate, la divisione americana. Che sembra avere un acquirente: CNet Networks (la corporate dietro il popolarissimo sito di shareware download.com e il portale di news e recensioni sull’hi-tech CNet.com) ha infatti già acquistato sia il dominio che il marchio MP3.com per una cifra per ora ignota. CNet ha in mente di cambiare la natura del sito dall’attuale configurazione di hosting e distribuzione in una fonte di informazioni e notizie sulla musica digitale.
MP3.com era stata la grande occasione di un briciolo di celebrità per centinaia di band sconosciute. Tutti, proprio tutti avevano la possibilità di pubblicare lì la propria musica (al momento MP3.com dichiara 750mila brani di circa 250mila artisti, o presunti tali), così come le classifiche di MP3.com sono sempre state una divertente “macedonia” di band sconosciute e senza contratto. Il servizio aveva inoltre permesso agli stessi di vendere veri e propri package di MP3 e anche addirittura CD-R col marchio MP3.com.
Proprio perché il servizio di hosting era gratuito, il prevedibile affollamento generò grandi problemi di lentezza nel downloading, oltre al fatto che veniva richiesta una enorme quantità di informazioni personali ogni volta che un utente aveva un download in ”queue”. Gli artisti che avevano scelto di non pagare il “premium service” dovevano aspettare fino a due-tre settimane di “approval process” per veder pubblicato un proprio file. Tale fallimento di natura tecnica ha portato molti di questi artisti “dilettanti” ad abbandonare l’hosting, artisti le cui pagine sono oggi ferme al 2001. questo benchè il servizio avesse fornito agli artisti l’opportunità di una distribuzione mondiale – un pregio a cui i designer del sito sostitutivo di CNet, che dovrebbe esordire in qualche periodo del 2004, sembrano non voler rinunciare.
CNet promette quindi di fornire “nuovi servizi agli artisti musicali” sul nuovo sito, e già da ora consente ai futuri utenti di iscriversi a un servizio di annunci via e-mail. Considerato tuttavia che la fine del vecchio sito è prossima di sì e no una decina di giorni, non sembra che i lavori siano a un buono stato di avanzamento, come conferma anche la sezione press release, in attesa di aggiornamento da almeno un anno. E, cosa strana, compare l’avviso ai musicisti e ai futuri utenti che “MP3.com non accetta più nuovi contenuti per l’hosting né nuove adesioni di artisti”.
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