Il chitarrista-compositore da tempo impegnato nella “fenomenologia” di filoni musicali legati a culture radicate nel tessuto di varie comunità si accinge a una pubblicazione combinata libro + CD per il suo prossimo progetto musicale (sempre con intento filologico), cui ha dato il nome “Chavez Ravine: A Los Angeles Story”.
“E’ una storia, e un concept album, su Chavez Ravine, il classico racconto “pachuco” su ladri, corruzione, politica, la cacciata degli indiani, il piccolo e il grosso, la gente del luogo contro la multinazionale, tutto nella stessa storia” ha detto Cooder. E Pachuco? Bè, quello è il nomignolo attribuito ai teenager californiani di origine messicana con abbigliamento guerrigliero appartenenti a qualche gang di strada. Il nome è comune anche a quel particolare genere musicale che fonde la musica messicana tradizionale con il jazz e il rhythm’n’blues. “C’è anche un feeling molto rock però” aggiunge Cooder, le cui incisioni di chitarra elettrica si erano diradate nel corso degli anni 90. “Ci sono più o meno 6 brani degli anni 40 3 50 che o sono classici Pachuco, come quelli di Lalo Guerrero o Don Tosti, o, come nel caso di una canzone di Lieber & Stoller, sono brani comunque molto belli. Il progetto mostra la vita “vernacolare” di quella gente: il mood bollente e groovy del giorno, ora completamente dimenticato. Qualcosa che non esiste più. Chavez Ravine è un catino di cemento, la città originaria vi è praticamente sepolta sotto”.
L’idea di combinare la musica con un libro è venuta dopo che Cooder ha incontrato ostacoli nel proporre il progetto alla Nonesuch, che distribuisce il suo marchio personale Perro Verde secondo una logica un-progetto-per-volta. “Vogliamo trovare 14 scrittori che dicano la loro su ognuno dei brani, per illuminarla – per dare a chi ascolta la musica una guida ai brani”. Ora la realizzazione del progetto è in discussione con l’etichetta, ma se va in porto così come Cooder lo ha architettato, non è escluso che possa essere portato anche in tour.
Giunto ad ormai 57 anni, e nonostante un lavoro prolifico fin dai tempi di “Buena Vosta”, Cooder ammette di aver perso la predisposizione a pubblicare album puri e semplici ogni tot anni. “Se funziona, è un esperimento, giusto?” si domanda retoricamente Cooder. “Allora posso farne altri. E posso divertirmi ancora di più, perché, francamente, fare dischi per me, a questo punto, non ha più molto senso. Non ho più 25 anni, come mio figlio. Devo fare ciò che mi piace”. Lode.
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