Forse sarà stata anche l’irreperibilità di tali dischi per molti anni a dar lustro alla fama dei CAN. Una fama che deve però molto alla creazione di un sound trasversale, visionario, oltre la psichedelia, il prog, proiettato direttamente in ciò che può definirsi, univocamente ma con contorni sfumati, “art-rock”. Bene, dopo l’uscita di recente di un DVD, ecco affiorare nuovamente i primi 4 seminali album del quintetto tedesco, già usciti su Spoon/Mute l’11 Ottobre (in Nord america invece devono aspettare fino al 2 Novembre): “Monster Movie”, “Soundtracks”, “Tago Mago” e “Ege Bamyasi”. La rimasterizzazione è partita dagli originali master tapes ed è stata sovraintesa dal bassista Holger Czukay e dal tastierista Irmin Schmidt (membri fondatori), insieme a Jono Podmore, che sono riusciti a restituire agli album in questione il sound così come originariamente concepito per gli stessi. La Spoon promette però di ristampare anche il resto del loro catalogo (anche il mediocre “Can”?) tra il 2005 e il 2006.
Czukay e Schmidt, entrambi ex-studenti di Stockhausen, fondarono i Can nel 1968 col chitarrista Michael Karoli, il batterista Jaki Liebezeit e il cantante americano Malcolm Mooney, e registrarono il loro debut album, “Monster Movie”, in un castello a Colonia. Il disco si differenzai dai successivi per essere più diretto, grezzo, forse anche “acerbo” – con Mooney che ulula non-parole indistinte per buona parte del disco su un impianto acid-garage-rock –, ma già mostra l’approccio registratorio alla Teo Macero (produttore dei dischi dei gruppi di Miles Davis in quegli anni): jam di ore i cui highlights destinati a costituire canzoni e album.
Nel 1970 segnò l’ingresso in line-up del cantante giapponese Kenji “Damo” Suzuki, che aveva già diviso il microfono con Mooney su “Soundtracks”, raccolta di musica pensata per film che aveva segnato una evidente maturazione nel sound della band. Suzuki prese il monopolio della voce nel doppio “Tago Mago” (1971), riconosciuto come il capolavoro dei Can, seguito da “Ege Bamyasi” (1972). Entrambi dischi dall’influenza enorme, per anni e anni e anni…
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