Erano gli anni caldi del rock, ma anceh del jazz, quando in pochi, pochissimi anni successe tutto o quasi. Sul versante jazz il terremoto proveniva principalmente dalla fantomatica “svolta elettrica” di Miles Davis: nel 1969 “In a Silent Way”, sorta preludio a questa, l’anno seguente il doppio, monumentale “Bitches Brew”, la vera e propria esplosione dell’estro “post-jazz” (con gli standard etichettatori attuali, all’epoca avrebbe potuto definirsi così, no?) del trombettista di East St. Louis.
Proprio nel 1970, sulla cresta di questi sconvolgimenti estetici, Miles Davis effettuò uno dei suoi più incendiari e leggendari live set, quello all’Isola di Wight, la Woodstock britannica di quegli anni. Ed è proprio questa performance ad essere stata immortalata nell’imminente DVD intitolato “Miles Electric: A Different Kind of Blue” e in uscita il 16 Novembre negli States (non ci è dato di sapere a proposito né dell’etichetta che lo pubblica, neè di un’eventuale e immediata pubblicazione anche in Europa).
Più che un live set si tratta comunque di un documentario, diretto da Murray Lerner, presentato però, come si conviene a Miles, in 5.1 Surround prevedibilmente coi controcoglioni. Il tema ad ogni modo è quello, l’esibizione del Re Nero nel secondo giorno del festival – che proprio quell’anno, alla terza edizione, avrebbe chiuso i battenti, salvo riaprirli, 34 anni dopo, proprio lo scorso Giugno –, narrata con il dovuto contorno di interviste con musicisti dell’epoca, inclusi i suoi sidemen di allora. Anche Carlos Santana e Joni Mitchell, altri protagonisti di Wight 1970, dicono la loro sull’evoluzione stilistica che il trombettista stava maturando e che lo proiettò, suo malgrado, nel mainstream, attirando a sé le ire di puristi e classicisti. Per la cronaca quel festival è entrato nel Guinness dei Primati come evento pubblico più numeroso, con oltre 600mila presenti. Lo stesso Miles disse a tal proposito “mai vista tanta gente davanti a me prima d’ora”…
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