…sarebbe ora, e non credo di essere il solo ad azzardarlo. Ma insomma, che altro chiedere a chi è stato portato in trionfo come “new sensation” del punk – senza che avessero la minima idea di cosa signficasse “punk” – per poi non saper gestire come si deve la notorietà? E allora i nodi vengono al pettine: i Green Day, pur se sempre a braccetto con la dimensione pop-melodico-californiana, tornano a galla e spopolano fors’anche più che ante-2000; i Blink-182 non sanno minimamente cosa fare della loro carriera e, soprattutto, cosa farsene del loro dispensabilissmo sound, degno di uno special super-trito su “punk e dintorni” di Allmusic.
L’annuncio è di qualche giorno fa, da parte degli stessi diretti interessati: una pausa a tempo indeterminato “per trascorrere del tempo a godere con i propri cari dei frutti del lavoro di questi anni” (e i frutti non mancano affatto, altrochè). E ancora: “non c’è alcun progetto prestabilito riguardo al riprendere a lavorare ancora insieme: nessuno sa cosa porterà il domani”. Le voci su questa decisione circolavano già da qualche tempo, e avevano trovato un forte indizio nel forfait – caduto all’ultimo minuto per “circostanze inaspettate” – del trio californaino dall’all-star benefit per le vittime dello tsunami di venerdì 18 Febbraio ad Anaheim, California, e in quanto asserito da Dave Navarro – che si era esibito anche lui a quel benefit con la sua cover band Camp Freddy – sul suo blog, per cui il forfait era dovuto appunto alla decisione di chiudere con la band – salvo poi fare marcia indietro e scrivere “non dovrei ripetere cose che non sono confermate, e mi scuso con la band e i suoi fans. E’ stato un errore, in tutta sincerità”.
Restano comunque 10 milioni di copie vendute – nei soli States – a fronte di nient’altro che 4 studio album, contenenti qualcosa come 10 brani entrati nella top 10 della Modern Rock Tracks chart di Billboard – tra cui i n. 1 ‘All the Small Things’ e ‘I Miss You’. Ci sono bei frutti da godere, quindi. Speriamo solo che non si annoino troppo…
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