Vengono qui ristampati, in un solo CD per Touch & Go, i due Ep pubblcati dalla Matador separatamente, 8 anni fa, di questo gruppo americano di Louisville, ormai scioltosi da tempo, che tra il 1998 ed il 2000 guadagnò una considerazione di nicchia e rappresentò un serio punto di riferimento in ambito post rock per l’ultima ondata del genere – quella che abbandona il jazz e scopre il folk americano – malgrado per molti versi si trattò, per i protagonisti stessi, di poco più di un side project. I For Carnation, quartetto composto da Britt Walford (voce, chitarra), Brian McMahan (voce, tastiera), Todd Cook (basso), e Michael McMahan (chitarra), vengono di solito presentati come un progetto solista di quest’ultimo, il vero leader, ex cantante degli Slint, che si circondava qui di ospiti illustri, per i quali For Carnation rappresentavano un progetto parallelo alla loro attività in Tortoise e Shipping News, band cui si dedicavano più stabilmente. Con il loro unico album ‘The For Carnation’ del 2000, prodotto dall’amico, leader dei Tortoise, John McEntire, i For Carnation non ebbero, a dire la verità, riscontri di vendite neanche paragonabili a quelle dei Tortoise, e la loro attività live era inoltre ridottissima; ma ciò dipese anche dal fatto che si trattò di una band ancor più coraggiosa, che si discostava dalle complesse, lunghe suite proto-jazz dei Tortoise, nonche dalla crudezza punk-wave degli Slint, per creare una nuova sintesi – nuova per allora, almeno: poiché in seguito questo genere si è piuttosto inflazionato, con l’avvento della cosidetta ‘americana’… – tra folk rallentato, squarci blues, e minimalismo quadrato.
I For Carnation evitavano dunque di appiattirsi e schiacciarsi, artisticamente, sul modello post rock più in voga. I quattro si discostavano, dalle ardite ed asfissianti geometrie Tortoise, e coltivavano qui un risvolto del post rock più di nichia ed intimista, cantautorale, prestando orecchio alla tradizione americana. Soltanto la conclusiva ‘Prepare to Receive you’ mostra palesemente un retaggio sofisticato e davvero post rock. Molte di queste stesse intuizioni, a onor del vero, anche Dave Pajo (Slint, Tortoise, Pajo), spesso e volentieri collaboratore dei For Carnation, le stava in quegli anni sviluppando nel suo progetto Papa M, in cui suonava tutti gli strumenti.
Questi due Ep, riuniti e ristampati per acclamazione dei fan americani – con un nome infatti emblematico: ‘Promised Works’ – sono di un minimalismo dal quale bisogna anche guardarsi: si tenga alla larga chi non ama, in musica, indolenza, chiaroscuri e suoni come pennellate nel silenzio; il primo lavoro ‘Marshmallows’ del 1998, in particolare, vede McMahan alle prese praticamente con un efebico cantautorato post folk voce e chitarra, sussurrato, e di contorno appena si percepiscono minimali e sporadici interventi dei colleghi, che semplicemente accarezzano i loro strumenti senza invadere. Fa eccezione la traccia intitolata ‘How I Beat the Devil’, più aggressiva. Un lavoro non troppo coinvolgente, a onor del vero. Molto più interessante, anche se più ortodosso, ‘Fight Songs’ dell’anno successivo, in cui anche l’altro fratello McMahan, e Cook e Pajo si fanno sentire di più, attraverso i loro strumenti.
Autore: Fausto Turi