E’ giunta decisamente inattesa questa collaborazione tra il nostrano Alessio Natalizia aka Not Waving e Mark Lanegan (nell’occasione ribattezzatosi Dark Mark).
Non che, in anni recenti, l’artista statunitense si sia mai tirato indietro (anzi) dall’interagire con colleghi più o meno famosi, eppure fa piacere vederlo interessato a realtà dello stivale non di primo piano.
C’è da aggiungere, inoltre, che la sua passione per l’elettronica è diventata quasi una costante nell’ultima parte di carriera, da solo o in compagnia (tipo le release, tra le altre, con Moby, Bomb the Bass, Unkle e Dave Clarke) ed in pochi avrebbero immaginato un’evoluzione del genere da parte di un siffatto rocker (sebbene, nel corso del tempo, Lanegan abbia messo in chiaro di avere un background che spazia dai Kraftwerk ai primordiali bluesmen).
Si spiega così l’interazione nata assieme a Natalizia che, dal proprio canto, sta raccogliendo crescenti consensi col progetto Not Waving, certificati anche dalle occasionali partnership con Jim O’Rourke, Jay Glass Dubs ed etichette quali la Diagonal Records.
Venendo a Downwelling, l’approccio al relativo ascolto denota la ricerca di un approccio musicale contemplativo (oltretutto sono quasi assenti le parti ritmiche) e che poco concede alla facile melodia.
Si scorge, quindi, una certa irrequietezza a livello lirico, in cui i fantasmi esistenziali che da sempre animano la poetica laneghiana, qui in veste di interprete che spazia tra lento salmodiare e profondità baritonali, si intrecciano a dovere alle architetture sonore mai banali del producer di Vasto.
Da siffatta unione scaturiscono pezzi talora vagamente accessibili (Persimmon Tree, The Broken Man), altri votati maggiormente all’ieraticità (Murder In Fugue, Burn Out Babylon, City Of Sin), oltre ad alcuni strumentali (On The Yard, Lights Of Canopus, in parte Last Time Leaving Home), utili collanti al tono generale del disco.
Un’opera prima da parte di due artisti non di primo pelo, foriera di possibili futuri sviluppi, ma che già ora possiede un suo perché.
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autore: LucaMauro Assante