autore: Veronica S. Valli
Jesus Was Homeless: un nome, un programma. Stupisce sapere che, a dispetto del nome ma anche delle canzoni, tutte rigorosamente in lingua d’Albione, si tratta di una band italianissima.
Va detto che però il progetto ha avuto dell’internazionale sin da subito, avendo preso vita tra San Francisco e Los Angeles, allure che è proseguita poi con la registrazione del primo album, nel 2008 intitolato “The Landing”, avvenuta tra Londra e Roma.
Dopo un lungo periodo trascorso tra attività live in Italia e all’estero e la partecipazione al programma di RaiDue “Social King”, i JWH sono tornati in studio. Ne è venuto fuori “The Message”, un lavoro davvero pregevole sotto ogni punto di vista.
La band non si distacca dal suo orientamento New Wave, benché in quest’album sia massiccia anche una certa influenza della musica elettronica, una scelta azzeccata perché conferisce senz’altro al sound della band una marcia in più.
Nella tracklist spiccano l’aggressiva “Violet Line”, che lascia poi posto alla più dolce (ma non troppo) “Catch the Stars”, poi “L.A.” dove le sonorità elettroniche la fanno da padrone e ancora “So Dirty”, caratterizzata da un attacco cupo e un andamento quasi riflessivo.
Dal punto di vista tecnico, nulla da eccepire: la band si completa molto bene, si vede che c’è un gran feeling tra i componenti e in particolare, gli appassionati del genere apprezzeranno di certo i bei giri di batteria. E’ un vero peccato che gruppi del genere da noi siano così poco conosciute (i JWH all’estero hanno riscosso da subito un certo successo) e l’unico augurio sia che questi ragazzi vengano apprezzati anche in casa propria.
“Son of a Broken Man”: ancora un ottimo disco che esalta il poliedrico mondo “balck” di Fantastic Negrito
Che Fantastic Negrito (Xavier Amin Dphrepaulezz) fosse un musicista “fuori dagli schemi”, talentuoso nel declinare in modo personale i linguaggi...