Gli Eternals, qui al terzo disco, sono nati a Chicago nel 1997 e sono composti da Damon Locks alle tastiere e voci, Wayne Montana al basso, e Tim Mulvenna alla batteria e ritmi.
Di questo disco, forse il commento più azzeccato è quello della rivista americana Magnet, che lo considera un “trar fuori arte da punk, jazz, soul e dub”.
Heavy International è sicuramente un capolavoro del genere dub: i tre ragazzi di Chicago sperimentano qui tutte le possibili contaminazioni e le varianti del genere, per cui c’è hip-hop, rock, dance, rap, e comunque tanta bravura strumentistica.
Il disco inizia sull’onda dell’entusiasmo e del trascinamento con The Mix is so Bizzarre, segue subito una prima pausa di ritmo con Astra 3b, ma poi prosegue grintosissimo con Patch of Blue, e Beware the Swordboat, ma in generale fra le 13 tracks non troverete mai qualcosa di veramente deludente.
I ragazzi sanno suonare, e pur cimentandosi in un genere non facile, che ha bisogno di elettronica ma non può vivere di soli effetti, riescono alla grande nell’impresa: le individualità dei singoli musicisti spiccano e si sente subito, soprattutto incide la batteria di Tim Mulvenna (l’unico a suonare anche in un altro gruppo, i Jeb Bishop Trio), che è quella che dà corpo e presenza al dub a volte rabbioso a volte ironico di tutto il disco.
Soprattutto, c’è tanta contaminazione, assieme al profumo di certa America Nord che è quella che ci piace, l’America viva delle città e delle strade, delle culture che si incontrano, e si sanno stimolare l’un l’altra. Un disco che davvero supera i limiti del genere e si fa apprezzare anche dai non addetti ai lavori.
Autore: Francesco Postiglione