A volte la vita ci sa, all’improvviso, regalarci quella gioia che non ci saremmo più aspettati. Sa offrirci un’opportunità di riscatto. Questo è quanto deve passare per la testa di Charles Bradley, perché questa è la parabola della sua vita. Con alle spalle una vita difficile quanto anonima, Bradley è arrivato, incredibilmente, al debutto discografico e al successo a 62 anni. Il nostro amico era partito da New York con il sogno del soul, dopo aver assistito agli show memorabili di James Brown all’Apollo Theatre nel 1962. Un sogno che tuttavia non era riuscito a realizzare, persosi tra mille lavoretti e miseri ingaggi nei locali della più profonda provincia americana. Una vita che era andata alla deriva fino ad una sera in cui viene notato da Thomas Tommy Brenneck. Per inciso Brenneck è il chitarrista dei Dap-Kings, band di supporto di Sharon Jones e il leader della Menahan Street Band, ma anche produttore con la Daptone. Una benemerita etichetta che in questi anni ha promosso una musica impregnata del soul e del funk dei 60’s e 70’s e a cui va il merito di aver riportato alla ribalta personaggi come Sharon Jones e Lee Fileds.
Alla fine il vecchio Bradley ha potuto coronare il suo sogno e il cerchio si è chiuso con No Time For Dreaming. Il nostro amico giganteggia grazie ad una forza interpretativa fuori dal comune ed ad un indiscutibile talento vocale spalleggiato dalla Menahan Street Band regalandoci dodici piccoli capolavori che vibrano di passione per il Soul. E non possiamo fare a meno di chiedersi come sia stato possibile che una tale voce, un tale talento siano potuti passare inosservati in tutti questi anni.
No Time For Dreaming sembra uscito direttamente da uno degli studi della Stax. E’ come un viaggio nel tempo che rende omaggio a tutti i fratelli del Soul da Memphis a Chicago. Potrebbe apparire solo come un prodotto revivalistico ma invece possiede una forza vitale e pulsante. Una forza che risiede nel potere catartico di questa musica che non smetteremmo mai di ascoltare perché umana e universale, capace di curare qualsiasi tristezza e di trasformandola in una forza vitale.
Basta ascoltare come il nostro amico si destreggi sia sui sussulti funky (The World (Is Going Up In Flames), No Time for Dreaming, sia quando riscalda l’atmosfera con toni malinconici e avvolgenti (Lovin’ You Baby, The Telephone Song, The Golden Rule, Since Our Last Goodbye). Il Soul evidentemente deve essere scritto nella sua anima e sicuramente deve averlo aiutato ad affrontare l’alternarsi di luoghi, persone e stagioni durante una vita non facile.
No Time For Dreaming cancella, con un tratto deciso, quella deriva partita dagli anni ’80 con i suoi surrogati tossici. Semplicemente una meraviglia.
Autore: Alfredo Amodeo