“Best Company”, ottavo lavoro del collettivo Mariposa, segue il lieto “Profitti Now” a distanza di due anni. Il disco non è a tutti gli effetti una release esclusiva, essendo un’antologia di tutte le cover incise dalla band dagli esordi, nel 1999 ad oggi, per un totale di nove tracce.
I Mariposa si auto-definiscono autori di “musica componibile”, precisazione adeguata perché riesce in maniera concreta ad incastrare il free-form con il cut’n paste in un mix che alla fine riesce a donare ai brani una forma classica, mantenendo in definitiva aperte tutte le opportunità al suono, separato dalla composizione in vista del risultato finale. Il collage di samples, sessions, elettronica e surrealismo, paradossalmente è ordinato e le tracce multiformi hanno senso, autonomia e compattezza perché liberamente filtrano la vivacità e la fantasia degli assemblaggi quasi come una partita di Scarabeo, o – in maniera più attinente e raffrontativa – come un disco dei Residents o dei primi Faust. Il collante del tutto resta l’ironia oltre che la creatività, mentre l’imprevedibilità è il punto di forza alla prima audizione, in seguito ci si diverte a collezionare e scoprire tutti i campioni e successivamente si apprezzerà anche ciò che va oltre al mix in se per se, come il sound, la psichedelica, le inclinazioni pop. E così come la composizione dei brani, così eccentrica è la selezione delle band “coverizzate” e ristrutturate: Beatles, King Crimson, Gong, Dmitrij Kabalevskij, Enzo Jannacci, Afterhours con “Male di Miele”, cantata da una bambina di otto anni, Jannacci, Gaber, Stormy Six e Fabrizio De André, con attenzione particolare ai brani cantati in italiano che ben si addice agli “amalgami mariposiani”.
Autore: Luigi Ferrara