I Fratelli Calafuría ci sono o ci fanno? Un po’ l’una e un po’ l’altra, ma visto che i pezzi si susseguono in discreta scioltezza ammettiamo pure l’autenticità del ritornello “Diventare cresico memè” (che suona proprio uguale a “diventare crazy come me”).
Dal punto di vista strettamente musicale il terzetto milanese è autore di un crossover-rock con impennate alla Faith No More (“Di getto”, “L’inesatto perché”), schiamazzi punk-pop alla Prozac + (“Riccardo”) e dinoccolamenti electro(simil)dance alla Devo (“Non so perché”, una dei pochi brani salvabili…); dal punto di vista lirico il cantato in italiano di Andrea Volontè, tra scatto epilettico e beffarda presa per il culo, viaggia su testi intrisi di non-sense, anche inserendo stralunati scampoli di riflessione (?) sul presunto concetto di “diverso” (“Amico di plastica”, “Riccardo”), ma più spesso e più volentieri abbracciando la demenzialità allo stato puro. E ad ogni picco di demenzialità aumenta in modo direttamente proporzionale il mio livello di intolleranza verso questo rockettazzo sputacchiante frasi di tal genere: “Non so come fare a non uscire di me. Per cui mi dedico alla nobile arte nobile arte di non fare un zzoca da mattina a sera”; “Uachi la merendina. Uachi al cioccolato. La merendina è proprio buona. Mi sento un’altra persona. I miei problemi non ci sono più. Adesso diventerà una droga. Uachi la merendina. Uachi col cioccolato. Uachi la merendina. Uachi colla crema. Tu per merenda devi mangiare uachi”; “Il mio coraggio si misura in pollici. Il vero coraggioso si mette i pollici in culo.”
Tra due minuti esatti questo cd finirà sullo scaffale più irraggiungibile di casa mia a prendere polvere.
Autore: Guido Gambacorta