V’è mai capitato di ritrovarvi davanti una persona (adulta) sconosciuta che piange? In un luogo pubblico… chessò, una metropolitana, una panchina, al tavolino di un bar.
Impossibile non sentirsi a disagio, inopportuni, in situazioni del genere. Impossibile non sentirsi fuori posto, una volta catapultati involontariamente davanti ad una manifestazione emotiva così intima e forte. Ora non voglio dire che la musica degli Okkervil River possa mettere a disagio. Ma è palpabile, in queste canzoni, una sensazione di fragilità prossima ad esplodere in pianto liberatorio; la volontà di mettere a nudo le proprie emozioni a costo di rimanere così, gracili e indifesi davanti a tutti.
E’ innegabile la sensazione – da ascoltatore – di ritrovarsi davanti a qualcosa di estremamente personale. Will Sheff ci prende per mano per accompagnarci tra i suoi piccoli-grandi drammi personali, in un viaggio straziante e toccante. La sua voce è dapprima sussurrata, poi disperata ed urlante; ora dolce, ora sgraziata e stonata. La musica si adegua di conseguenza: dalla morbida ballata folk alla tempesta sonora il passo è breve. La band asseconda gli umori dei brani, li enfatizza, ricamando melodie con estrema dolcezza, o graffiando con inaspettata foga. L’“emo-folk” degli Okkervil River potrà sembrarvi patetico ed eccessivamente “drammatico”, forse. O molto probabilmente vi commuoverà come raramente v’è capitato negli ultimi tempi ascoltando un disco. In ogni caso, difficilmente vi lascerà indifferenti.
Come non v’avrà lasciati indifferenti quella persona sconosciuta vista piangere l’altro giorno…
Autore: Daniele Lama