Mélissa Laveaux è una poliedrica musicista ventottenne, di nazionalità canadese (nata a Montreal ma vivente a Ottawa) e di origini haitiane, che dopo il primo album Camphor & Copper, di ben 7 anni fa, vede rinnovarsi la fiducia data dalla Malleable records per questo secondo lavoro, Dying is a Wild Night, il cui titolo è tratto da un verso di Emily Dickinson.
Colpisce subito, in questo suo nuovo, più che la voce (intensa e sicuramente caratterizzata, ma meno di quanto ci si aspetterebbe da una black singer) l’uso della chitarra elettrica, esperimento nuovo rispetto al primo album, che senza farsi tentare da virtuosismi disegna melodie semplici ma incisive, dense di richiami inquieti.
Il suo è fondamentalmente un pop-rock sofisticato che fonde però roots, black music e leggerissimi sprazzi di R&B, soul, il tutto sapientemente amalgamato proprio dalla chitarra, con le sue trame arpeggiate che sembrano richiamarsi talvolta a certi fraseggi anni ‘80 stile Police (come in Postman o Drew Breaker), o addirittura, nei casi più cupi, allo stile Cure (Sweet Wood e Cart Sans Horse).
Più verso l’R&B, quasi hip-hop, sono Hash Pipe, Pretty Girls e Move On, mentre Generous Bones, e Triggers ammiccano al soul, specialmente nell’intro. Tipica black music di ritmo afro è invece Piebwa, mentre Calvatious, a cui è affidato il congedo dell’album, è forse l’episodio più articolato e più pop-rock.
Ludovic Bruni, Vincent Taeger dei Poni Hoax e Vincent Taurelle degli Air sono i musicisti che accompagnano Melissa nei suoi talentuosi sentieri chitarristici, sempre notturni e mai solari, per i quali si fa fatica a individuare un unico genere, un’unica ispirazione: le atmosfere sono pertanto la cosa migliore di quest’album, anche se non si troverebbe un solo pezzo che “spacca” nel senso tipico del termine. Tutto è soffuso, tutto è delicato, affidato a pochi accostamenti di accordi e a passaggi melodici mai virtuosistici e generalmente molto semplici, eppure sicuramente affascinanti.
E sicuramente il colpo vincente di questo disco è nel saper mescolare i generi, e renderli quasi impalbabili nella loro miscelatura, il che fa di Melissa Laveaux non un genio ma sicuramente un caso interessante della attuale musica d’oltreoceano.
autore: Francesco Postiglione