«Ho sbagliato sì, come ogni essere umano può sbagliare, ma da qui a dire che spaccio eroina mi sembra una barzelletta». Massimo «Jrm» Jovine, bassista dei 99 Posse, racconta al Corriere la sua verità sulla storiaccia dell’arresto per possesso di eroina e della conseguente condanna a un anno e 4 mesi in primo grado.
Mesi fa tenne banco il caso Morgan. Anche tu sei un musicista, un personaggio pubblico. Non credi che il tuo comportamento possa influenzare i tantissimi ragazzi che vi seguono, visto che stavolta si parla di droghe pesanti, di eroina, sempre bollata come strumento di controllo politico nelle canzoni del gruppo?
«Il mio personale discorso umano e politico va di pari passo con la politica dei 99 Posse che hanno sempre parlato di antiproibizionismo, mettendo però in guardia dall’eroina. “Eroina fascisti e polizia dai nostri quartieri vi spazzeremo via” è uno slogan che appartiene ancora a me e ai miei compagni».
Quindi?
«Quindi, premesso questo, è evidente che in quel momento, a Scampia, io sono andato a fare un acquisto che riguarda me e soltanto me. Sottolineo anche che è uno sbaglio ma riguarda la mia sfera personale, le quattro mura di casa mia. Tra l’altro si tratta di un consumo soltanto occasionale. E non sto neanche qui a dire, a differenza di altri, che i musicisti, da Hendrix ai dischi lisergici dei Pink Floyd, quando assumono droghe compongono o suonano meglio. È una cazzata, un orrore: non bisogna avvicinarsi all’eroina, è la cosa peggiore che si possa fare. Ho quindi commesso uno sbaglio come tutti possono sbagliare. Ma la condanna…»
Il tribunale in primo grado ti ha condannato a 1 anno e 4 mesi con pena sospesa.
«Già, equivocando e trattandomi da spacciatore, che non sono e non sarò mai, e non da semplice consumatore. Il mio è un reato da sanzione amministrativa. Del resto, equiparare consumo e spaccio è uno degli effetti perversi della legge Fini-Giovanardi».
Anche dopo la reunion, figurate tra le più acclamate band italiane. La tua vicenda ha quindi avuto un risalto mediatico. Gli altri membri del gruppo come l’hanno presa?
«Sono assolutamente solidali con me. La prima replica è stata del gruppo, compatto, che su Facebook ha fatto girare un comunicato. Stesso atteggiamento dei compagni di Officina 99 e del centro sociale Insurgencia».
Quando la polizia ti ha arrestato eri rimasto solo nella piazza di spaccio di Scampia?
«Praticamente sì. Tutti sono scappati gridando ‘e guardie ‘e guardie. io no. Ho spiegato ai poliziotti che, sì, ero lì per comprare eroina perché quel giorno mi volevo scassare…Ma da qui a parlare di spaccio, jà, mi pare una barzelletta»
Con i tuoi avvocati, Vincenzo De Rosa e Annalisa Senese, proporrai appello?
«Assolutamente. Si tratta di una sentenza ingiusta».
Autore: Alessandro Chetta