Per il suo terzo disco solista (pochi in fondo per una carriera così longeva) Martin Gore, mente creativa, anima musicale e talento melodico infinito dei Depeche Mode, ha fatto le cose in grande. The Third Chimpanzee è uscito infatti a febbraio, e a fine agosto sempre per la Mute Records è uscito The Third Chimpanzee Remixed, pubblicato in edizione limitata in doppio vinile colorato, CD e digitale. A cimentarsi con i remix dei pezzi del suo EP vi sono tra gli altri Anna, dj brasiliana, e il DJ techno Chris Liebing.
Dieci remix in tutto per 4 brani originali, un lavoro del quale Gore ha detto: “Sono entusiasta di avere un elenco così talentuoso di remixer per questo progetto. I remix sono tutti fantastici”.
I remix in effetti amplificano ed esaltano il suono già techno e ambient del lavoro originale, che come il disco precedente del 2015, MG, è puramente strumentale, molto industrial, qualcosa che nei lavori della band Martin Gore ha sempre più messo da parte dagli anni ’90 in poi per produrre invece l’anima elettro-rock che è poi quella con cui i Depeche Mode sono conosciuti in tutto il mondo.
Perciò The Third Chimpanzee, e ancora di più i suoi remix, sono l’occasione per approfondire il lato meno conosciuto del talento indiscusso dei Depeche, autore della maggior parte dei pezzi della band e sicuramente anima musicale delle loro melodie. Queste melodie emergono poco, in un disco di questo tipo, e ancor meno nei remix. Ma la sua impronta melodica, quella capacità tutta sua di inserire in uno sfondo ambient una occasione melodica commovente o epica, si notano anche nei quattro pezzi dell’EP e nei ripetuti remix a cui i dj di tutto il mondo hanno lavorato.
L’album strumentale era ispirato al libro del 1992 del noto biologo Jared Diamond, dal titolo omonimo, che studia il comportamento umano, indicandone le affinità con quello animale.
Ed è curioso che invece la musica che vuole accompagnare questo libro sia quanto di più sopraffino e tecnicamente lavorato possa essere prodotto di questi tempi: Gore si è avvalso di synth modulari Panharmonium, e moltissime altre tecnologie sonore a cui ovviamente uno come lui può accedere comodamente dal suo studio di Santa Barbara.
Se ci si aspetta un suono primitivo, tribale, allora l’album sarà una totale sorpresa: è tutto il contrario, e i remix affondano ancor di più il coltello tecnologico e futuristico. Ascoltarli tutti porta quasi a uno smarrimento, una sensazione forte di ambientazione black fantasy.
Per sua natura stessa questi remix restano nel complesso un progetto collaterale, che niente aggiunge e niente toglie alla carriera stratosferica di questo artista, e per i quali certo non sarà ricordato
Ma alla tenera età di 60 anni compiuti peraltro da poco (23 luglio) uno come Martin Gore può permettersi di togliersi tutti gli sfizi musicali che vuole, e di averne comunque soddisfazioni. E di darle ai suoi ascoltatori e fan.
http://www.martingore.com
https://mute.com/martin-l-gore/the-third-chimpanzee-remixed
autore: Francesco Postiglione