Cantautore decisamente singolare il bresciano Luca Ploia, che ingloba l’arte (mestierante) pasticciera con quella musicale, riuscendo (in entrambi i casi) ad azzeccare dosaggi per impasti passionali e genuini. Ci è voluto un lustro per dar seguito al suo primo disco “Bellissimo”, poichè Luca in un primo momento optò per il lavoro principale, relegando le sette note in stand-by. Però, altri germi scritturali furono captati nei radar dei stimati producers Paolo Salvarani e Antonio G. Lancini ( entrambi già con i Crowsroads), i quali decisero che quelle bozze meritassero la giusta quadra per il nuovo album “Nato nel Medioevo“: titolo che punzecchia con ironia la distanza emotiva ed introspettiva nei confronti dei millenians e le new-generations. In ogni modo, il lotto previsto è di 9 brani, che marcano la profondità espressiva di Luca , incentrandola sull’amore e sulla globalità dei sentimenti nobili, come il prodigarsi verso gli altri (tra l’altro, sostenitore della Fondazione ricerca fibrosi cistica). Srotola la proposta, cominciando da uno dei tre singoli di lancio “La felicità è una questione di spazio“, caratterizzato dal bel messaggio che invita a ritagliarsi nuove nicchie nella mente per anelare re-styling neuronici.
Gli altri due sono “Buongiorno amore” e “Proibito svanire” : il primo con ammiccante attitudine pop-rock, l’altro intriso di sano romanticismo, elargito in duetto con la singer Stefania Martin. Tuttavia, ritengo che anche “Il mio grido per te” meriti la nomination a prossimo singolo per freschezza in aere sanremese (e non è certo un disonore…), mentre si respira un caldo mood pop-jazzy nell’interessante “Nel sonno profondo“, accarezzato da un morbido sax suadente che ne esalta l’efficacia
ritmica. Invece, la cadenzata “Un fottuto egiosta” sboccia con petali di velato rock, coretti oh!oh! in contro-risposta al Nostro per un brano goloso come un mignon a fine pasto. Dopo altri due pezzi festivalieri come “E’ bello incontrarti”
e “Ma quanto mi fai male“, il cabaret della tracklist prevede la virtuosa cover filo-sinfonica di “Storie di tutti i giorni”
(Riccardo Fogli), complice l’eclettismo violinistico di Michele Gazich. Con grande indotto positivo, “Nato nel Medioevo” non nasconde mai l’intento di arrivare al cuore della gente con un easy-listening che possa rinfrancar anime in tempi cosi complicati, ma Luca Ploia lo esprime obliando maliziose strategie , con la purezza spontanea di una penna sensibile. Roba da Medioevo? Non credo proprio…
http://www.lucaploia.it/
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autore: Max Casali