Debutto al fulmicotone per i lombardi tORQUEMADA, tra raucedine, riff infernali e un asse ritmico compresso e potente che non lascia dubbi sulle loro passioni: da un lato il math-indie di Girls vs. Boys e Shellac, dall’altro i torbidi scenari desert-storm à la Kyuss/Queens Of The Stone Age (pur non avendone lo stesso lirismo e in sostanza le radici). Altrettanto chiara emerge la dimensione live, figlia della gavetta, perfettamente riprodotta in studio, che il trio ha innegabilmente in dote. Così la triade watt-sudore-energia, annunciata nelle note che accompagnano la presentazione del lavoro, abita in tutti i brani – inutile citarne alcuni piuttosto che altri -baciati da freschezza e istinto. Il problema, piuttosto, è affrancarsi dalla mitologia: percorrere la strada (polverosa) delle passioni si può, e forse si deve, ma giungere allo snodo per battere nuovi sentieri è l’azzardo necessario per cercare la propria cifra. Altrimenti vengono fuori altri “Tales from the bottle”, e cioè dischi, per quanto solidi e onesti, che non mettono e non levano, destinati agli irriducibili.
Autore: Fabio Astore