Da quanto tempo non sentivo qualcosa di più di un bel disco POP? Un disco che non debba per forza iscriversi nel solco di Beatles e Beach Boys sì da aspirare al rango di capolavoro, e in cui non sia rilevabile il benchè minimo elemento che lo possa far definire pop-punk o noise-pop pop-qualcos’altro, in ossequio all’assioma per cui si debba per forza “contaminare”? Un disco il cui sound sappia essere catchy, leggero, ondulatorio, ma non cinico al punto da sfruttare un motivetto killer per sfondare, in cui la voce se ne sta indolentemente in disparte, ma non assente? Un disco in cui non vi sia alcun messaggio nei testi, alcun ritrovato in fatto di registrazione, alcun tocco di follia, alcunchè di particolare da capire ma che non sia fatto – né piacerà – alle masse rincitrullite da major-network radio e video? Un disco che non si faccia stuprare da interferenze jazzy/dance per ridursi a prefabbricato da club con data di scadenza che fa pendent con la colorata gioventù ricca?
E ancora: ove mai accada quanto detto, perché ad esserne protagonista è quasi sempre qualcuno che ti fa un buon disco e poi sparisce, vuoi perché arriva il successo (e la grana va goduta, altro che star lì a dare il culo in studio o su un palco), vuoi perché si è già esaurita la capacità di scrivere come si deve, vuoi perché ci si buca e si finisce in rehab? E perché se si verifica il caso 1 di cui alla domanda precedente e non ci si dà a orge e bagordi, poi si deve inevitabilmente pagare il pedaggio all’industria e ai discografici e inanellare una serie di album a uso e consumo di greggi di teenager musicalmente incolti, sì da rendere brevissimo il passo tra pop music e mainstream? Perché i Pavement, nel vincere la loro sfida prima e nello sbaraccare poi, hanno reso lecito e finanche ben accolto il nascere di improbabili pop songwriters con il debole per le distorsioni che fanno tanto alternative? Perché i Guv’ner qualche anno fa ci hanno lasciati orfani senza avvisare e senza che qualcuno colmasse degnamente la loro uscita di scena?
Per finire – e soprattutto – chi diavolo credono di essere questi Calliope, quartetto dal Michigan, 4 dischi più questo e 10 anni di carriera sulle spalle, per essere la risposta a tutti questi deliranti quesiti?!
Autore: Bob Villani