A distanza di pochi mesi dalla sua ex-collega (nei Royal Trux) Jenniffer Herrema, ricompaiono sulle scene anche Neil Hagerty ed i suoi Howling Hex. Tra i due, mentre la prima ha intrapreso un parziale cambio di direzione musicale, il secondo continua a portare avanti il “sano” verbo del rock&roll. Oddio, di “sano” proprio, qui c’è poco, fortunatamente… Merito di una struttura dei pezzi che, pur rimanendo alquanto formale, è permeata su sonorità assai acide e “devianti”, oltre ogni immaginazione. Ad emergere, in questo senso, è per l’appunto il “manico” di Hagerty, forse uno tra i più sottovalutati chitarristi delle ultime generazioni . Il suo stile sexy e perverso, carico di groove così come di lancinanti e, talvolta, lisergici riffs, riflette alla perfezione il mood dei brani. Non importa, dunque, che si passi dal rhytm and blues dell’iniziale “Now We Gonna Sing” al psyco-funk di “What, Man?Who Are You” sino alle reminiscenze sixties di “Cast Aside The False”, qui tutto sembra prendere dal passato e spingersi verso una modernità ancora in costruzione. Sacro e profano, nero e bianco, eros e razionalità, voce maschile e femminile sono contrasti che, nella loro diversità, trovano il giusto completamento, andando a formare un quadro d’insieme dalle tinte forti e policrome. A chi afferma che il rock è morto, regalategli una copia di “All Night Fox” e poi fatemi sapere, mi raccomando…
Autore: LucaMauro Assante