“I topi non avevano nipoti” non è solo uno delle frasi palindrome più conosciute della lingua italiana. Dal 2012, infatti, è anche il nome di un gruppo pop/rock formatosi a Roma grazie all’incontro di quattro ragazzi fino ad allora impegnati in altrettanti progetti. Dopo la realizzazione di un EP nel 2013, Mattia Pecoraro (voce), Nicolò Pedevilla (chitarre), Adriano Garello (basso) e Stefano Celano (batteria) pubblicano a maggio 2015 il loro primo lavoro esteso, dal titolo omonimo, per l’etichetta VolcanRecords. Disco realizzato sotto la direzione artistica di Antonio Filippelli e che ha già dato alla luce un video, del primo singolo estratto, “Quartieri”.
Disco pulito, fatto da trentenni e rivolto a trentenni ma che si colloca a fatica negli schemi musicali delle classi nate a metà degli anni ’80. Il basso wave e la batteria riescono a sostenere il resto del sound fatto di molti riff di chitarra elettrica e di qualche accordo acustico che hanno il pregio di non risultare mai sgradevoli. Il risultato del mix non ha una direzione chiara, si perde tra pop, new wave, indie e power-pop senza molta personalità.
I testi, scanditi da una voce facilmente accostabile al Davide Toffolo nazionale (TARM) non solo per il timbro ma anche per la volontà di rubare la scena alla musica in più di un episodio, hanno il nobile intento di raccontare il disagio di una generazione e alcuni falsi miti (il lavoro, soprattutto) dei tempi in cui viviamo. A tratti ci riescono anche molto bene, in altri, però, è troppo netto il distacco con la musica. Pecoraro, più a suo agio quando urla i lunghi ritornelli, lascia qualche dubbio sulle strofe cantilenate che li intervallano.
Il brano largamente più riuscito del set è “Le Cavie” (già presente nell’EP che aveva proprio lo stesso nome). Le altre tracce, fatte salve un altro paio di eccezioni (“Non mi diverto più” e “Sesso”), restano, a mio avviso, sotto la sufficienza.
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autore: Luigi Oliviero