Tony Hoffer, produttore di tutto rispetto che ha curato M83, Depeche Mode e Belle & Sebastian, torna a lavorare con The Fratellis dopo aver seguito il loro primo disco, Costello Music, per questo quarto lavoro della band di Glasgow capitanata da John Lawler. Ci sono casi in cui i dissidi e le temporanee separazioni fanno bene, e questo sembra esserne uno: finito per sempre a quanto pare il freddo con Barry Wallace, “i fratelli” ritrovano anche Gordon McRory.
Dopo ben 3 album alla top five in Inghilterra e un Brit Award, la band che a suo tempo è stata proclamata come la next big thing della musica inglese doveva confermare. E lo fa, sonoramente, con il suo indie rock che sa di classico, che non sperimenta certo granché, ma che in fondo rassicura: se vuoi sentire un po’ di bella musica, indie quanto basta ma in fondo anche tanto country-blues (basti la divertente Little by Little a titolo di esempio), e brit-rock, i Fratellis non ti deluderanno.
Eyes Wide, Tongue Tied è senza dubbio l’album di una band al massimo della sua espressione, che comunica confidenza e vigore. Non si riesce a trovare una sola canzone deludente: dalla molto britannica, scanzonata irresistibile e divertente Baby don’t you lie to me, all’introspettiva Me and the Devil, dalle splendide ballate romantiche un bel po’ springsteeniane Desperate Guy e Slow alla semi-alternative Rosanna.
C’è anche tanto California-rock (LA è stato il primo posto che John ha visto al di fuori della Scozia, ed è il luogo dove l’album è stato registrato), per esempio in Dogtown, e un pizzico ma proprio pizzico di seventiees in Thief, il tutto condito in salsa indie, che resta l’impronta fondamentale e il tessuto integrale di tutto il disco (Getting Surreal, Too Much Wine).
Vibrante, coinvolgente, incapace di tenervi fermi alla poltrona se lo ascoltate ad alto volume, Eyes Wide, Tongue Tied può avere il solo difetto di essere molto uniforme, e certamente tutt’altro che sperimentale. I raffinati di gusto potrebbero addirittura definirlo commerciale, ma noi preferiamo dire che le canzoni sono belle anche se delineate su basi di accordi assolutamente collaudati e eternamente funzionanti, senza particolari effetti o ricerca. E c’è tutta l’energia del rock scozzese, tanto che l’album funzionerebbe come ottima colonna sonora dei libri di Irvine Welsh.
Quando volete prendere una pausa dalla ricerca di suoni nuovi e stupefacenti, e volete rifugiarvi nel tranquillizzante affidabile rock melodico di marca solida, ascoltate The Fratellis. E non perdeteli a Milano, al Fabrique, il 2 novembre.
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autore: Francesco Postiglione