Non è esatto dire che questo trio femminile svedese esordisce soltanto oggi, poichè già da diverso tempo Lisen Rylander, Lisa Nordström e Malin Dahlstrom affinano le proprie ricerche musicali, finalizzandole tuttavia soltanto alle esibizioni live, nelle quali si ritrovano – a quanto pare – suggestive performance visive, cabaret d’avanguardia e momenti elettroacustici più quieti ed ortodossi.
Le tre ragazze utilizzano synth, laptop, sax e flauto senza strafare, ma puntando piuttosto sull’emozione e sulla linearità, e senz’altro questo contrasto tra elettronica e fiati rappresenta il loro segno distintivo: semplici soffi acustici che riempiono di umanità una musica altrimenti gelidamente elettronica, con effetti stranianti come in ‘I’ll be Waiting’ o ‘Could you please Stop’, o nella jazzistica ‘Sorry’, che mi ricorda la Cristina Donà coraggiosamente sperimentale di ‘Nido’; e se seguite la scena elettronica indie, certamente non vi sarà sfuggito l’esordio di pochi mesi fa su Suitside rec. degli italiani Midwest; beh, troverete nei Midaircondo un lavoro analogo, laddove però il gruppo italiano utilizzava violino/viola, e le tre affascinanti svedesi sax/flauto.
Ma rimangono Bjork, Biosphere e soprattutto Leila i termini di paragone più calzanti: anche nei Midaircondo c’è grande rigore stilistico ed affannosa attenzione ai suoni e agli echi che provocano brividi lungo la schiena, all’intimità dei piccoli rumori ed agli elementi naturali che donano realismo: l’acqua che scorre, il metallo che batte, le cariche elettriche che attraversano l’aria. L’affannosa attenzione agli effetti, però, rischia di rendere questo lavoro (come molti analoghi di altri artisti, per la verità) debole proprio dal punto di vista delle canzoni, che scivolano via e non basta un singolo glich-pop come ‘Serenade’ a cavar fuori “Shopping for Images” dalla palude generica della sperimentazione.
Il disco dura 53 minuti per 11 canzoni; già all’apertura della homepage del loro sito internet (http://www.midaircondo.com) potete ascoltare automaticamente ‘Serenade’, in modo da farvi un’idea del pezzo più orecchiabile di questo disco.
Autore: Fausto Turi