‘Scetamme’o Rione’ è il brano manifesto del disco d’esordio del napoletano Emiro, cantautore pop dialettale molto orientato sui temi sociali, ed è un brano che getta uno sguardo malinconico e disilluso sulla realtà metropolitana ingovernabile che ci circonda, tra disoccupazione, disattenzione al prossimo e questione meridionale, ma al contempo compone un bozzetto caotico che ricorda certi racconti di Edoardo Bennato, laddove nelle 10 canzoni del disco emergono tanti altri riferimenti, dal Massimo Troisi di ‘A Caruta’ a Lucariello, Merolla, Meg, Jovine e Shaone.
Il lavoro mostra qualche debolezza qua e là nell’interpretazione – Emiro deve sicuramente lavorare ancora sulla sua voce selvatica, e fare una scelta chiara tra il linguaggio napoletano della strada e quello della tradizione.
‘Chill’è semp’e’na Manera’ è una canzone molto carina, sulla superficialità con cui si stigmatizza il prossimo, senza approfondirne le crisi, le ansie, le difficoltà umane; e ‘Juorno’ porta un lirismo napoletano delicato, degno del maestro Daniele Sepe, roba che piacerebbe anche a Roberto De Simone, mentre ‘Baci e Coltelli’, in duetto con la voce femminile di Giovanna Izzo che ha molta più spinta , è in italiano, e sfocia nel pop melodico; entrambi i brani ricorrono al sostegno musicale del sax, laddove Emiro suona tanti strumenti: tastiere, organo e sintetizzatore, basso, chitarra elettrica e bouzouki.
Tanti ospiti, tra i quali Federico Scarabino (Rione Junno) e Zulù (99 Posse) nella bella ‘Mane’n Mano‘, brano particolarmente politico pesantemente calato nella tradizione della tammurriata ma anche nelle posse, poi Sergio Maglietta (Bisca) in ‘Asse Mediano’ – brano che parla di un’overdose e di un’ambulanza – mentre c’è Massimiliano Russo che si occupa della chitarra elettrica.
Autore: Fausto Turi