The Physical World risente di tutta la parabola artistica dei DFA.
Chi sono in realtà quelli che hanno acclamato quest’album lo scorso anno? Nostalgici dell’occasione mancata? Visionari di un futuro prossimo a venire che finalmente vedranno realizzate vecchie profezie?
E’ anche una bella cosa far uscire un disco ogni dieci anni vista la bulimia musicale che ci infetta, ma The Physical World cosa rappresenta oggi?
I Death From Above 1979 sono stati gli esponenti più interessanti e rappresentativi del crossover anni zero, quello che voleva dirci che certo rock and roll si può anche ballare.
Bene, e allora direte voi? In cosa consiste la grande scoperta?
Semplice: che quest’idea è stata portata avanti molto meglio da altri che magari se ne fregavano che non dai DFA stessi. Questo è il paradosso di una formazione che vaticina una tendenza, poi si scioglie, poi si riforma ecc.
Non solo la solita storia di chi arriva per primo troppo presto e così via ma soprattutto la sensazione che quell’occasione che non è stata ancora ben sfruttata da nessuno ha comunque il sapore di un passato che non ritorna più.
Il rammarico forse più grande, più che per i DFA stessi, è proprio per questa possibilità sfumata di portare sul dancefloor perfino arcigni riffoni di estrazione metalpunk o stoner (in quello di Always On sembrano i Kyuss) e sdoganarli ai portatori di febbre del sabato sera in sneakers e frangettoni.
Per riuscire in questo intento Jesse F. Keeler e Sebastian Grainger han perfino chiamato D. Sardy, ex-produttore di Wolfmother, RHCP, Oasis e LCD Soundsystem (giusto per chiarire gli intenti).
Mi piacerebbe sentirli in una selezione indie lì incastrati tra Daft Punk, Liars e !!!, ma so che non succederà.
http://www.deathfromabove1979.com/
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autore: A.Giulio Magliulo