Con L’Arte della Guerra vol.2 Giuliano Dottori continua ad approfondire le criticità, le difficoltà del quotidiano, in una società che offre tante comodità ma che ci costringe in ogni caso ad affrontare il Mondo fuori la porta di casa come fosse una guerra, appunto, ed il titolo del disco è preso dall’antica opera di strategia militare di Sun Tzu, ma se nel vol. 1 dello scorso anno Giuliano Dottori si proponeva di cantare delle conseguenze sull’interiorità dell’individuo di una società ostile ed egoista, qui invece si guarda fuori, appunto, e così ecco le strade, i palazzi, i mezzi pubblici, i parcheggi, i marciapiedi, i centri commerciali, gli uffici, gli ospedali, la folla e gli spazi vuoti e solitari, e quel sottile senso di incolmabile insoddisfazione – prima di tutto in ‘Inseguendo la Città‘, con una interessante coda tra psych folk e progressive – che è il nostro spiega col male di vivere: frutto della pochezza di calore umano, sorrisi e cordialità.
Malgrado le assonanze non manchino, Dottori assume nella sua carriera solista uno stile differente da quanto fatto con gli Amor Fou, gruppo pop italiano di cui fa parte, tra i più interessanti emersi negli anni zero e tuttavia in stand by a tempo indeterminato per varie difficoltà; nei suoi 4 dischi solisti pubblicati dal 2007 ad oggi emerge infatti una forma più cantautorale, elegante, dilatata, che lo accomuna a Lele Battista, Marco Parente ed Umberto Maria Giardini, una produzione attenta ed una forma sonora pop sottilmente psichedelica dai suoni elettroacustici.
‘Il Pavimento del Mattino‘, ospite il rapper Ghemon, è il brano più potente del disco, e ci offre un’immagine realistica ed amara delle nostre metropoli, ma con toni anche pietosi, empatici verso chi si rassegna alla ripetizione meccanica di gesti ed all’anestesia delle emozioni. La metafora della bellissima desolazione delle città all’alba è ripresa anche in ‘Siamo tutti degli Eroi‘, in effetti molto Amor Fou.
‘Fiorire‘, in combutta invece con Dimartino, mostra una tenue solarità su un ritornello accattivante, tutto un po’ à la Max Gazzè, e ‘Forever Giovane‘, per la verità non tra le cose più riuscite del disco, cui è associato un simpatico videoclip, mostra più degli altri la natura chitarristica dei brani: Giuliano Dottori, maestro di chitarra, ha infatti composto stavolta tutti i brani del disco prima di tutto alla chitarra classica, disco poi realizzato tramite una campagna di crowdfunding.
Sfuggono, sinceramente, i riferimenti alla musica etnica cui allude il comunicato stampa se non magari nella suggestiva introduzione di ‘2041‘, che nello svolgimento di rimpianti del brano è l’anno in cui scadono le rate del mutuo del protagonista, mutui che ci stritolano l’esistenza, o nelle percussioni di ‘Angelina‘, notevolissimo brano autorale, della statura di un Dylan, o di un Benvegnù.
L’Arte della Guerra vol. 2 ha la durata giusta di 38 minuti per 8 brani, senza momenti superflui, ed è un lavoro riuscitissimo da ascoltare magari in successione col gemello vol. 1.
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autore: Fausto Turi