Se sei giovane, siciliano e discretamente arrabbiato, quante possibilità ci sono che finisca col suonare noise? Molte, e i Mashrooms non si sottraggono a questa regola. Ancora una volta, l’asse Siracusa-Catania si conferma portatore di buone notizie e di una discreta quantità di watt.
Un po’ di storia. La trafila è quella solita: Stefano Fileti (chitarra e voce), Danilo Garro (chitarra e voce), Paolo Dell’Aquia (basso), Andrea Moschella (batteria) e Giovanni Fiderio (violino) col terzo demo trovano la chiave giusta e diverse partecipazioni a rassegne isolane, che valgono loro la una certa visibilità e la possibilità di farsi conoscere, a livello nazionale, con il primo long playing.
Spackentown, allora. Cittadina che potremmo idealmente collocare a metà fra la Sicilia e gli States, dal clima a tratti uggioso (‘Waiting Me’), ma che sa regalare impagabili giornate di sole (‘Copyland in Spackentown’), se solo sai attendere il momento giusto. I suoi abitanti si chiamano Uzeda e Bellini, l’amministrazione è affidata ai Sonic Youth, la lingua ufficiale l’inglese. Ogni angolo merita di essere visitato con attenzione, perché, superato il primo impatto, rivela preziosi segreti. ‘Waiting Me’ è la copia carbone di un pezzo della gioventù sonica, ne possiede i classici controtempi, la vocalità, la capacità di arrotolarsi su sé stessa e tornare al punto di partenza senza colpo ferire. ‘Spy’ recupera certe sonorità care ai Blonde Redhead, e siamo sempre lì, dalle parti di chi ha fatto del rumore un’arte.
Con ‘Feedle in the Middle’ si vira su atmosfere più dark, e su Spackentown calano d’improvviso le tenebre… ma la notte dura poco, giusto il tempo di fare spazio ad un paio di frasi che hanno reso celebri i Mogwai. Al combo scozzese va anche la paternità della successiva ‘No Money World’, campionario del post-rock del nuovo millennio. Siamo alla fine della gita. La conclusiva ‘I Want a Cigarette’ parte in sordina ma poi decolla, e finalmente i Mashrooms si abbandonano ad un caos liberatorio, che sa tanto di distruzione di strumenti a fine concerto. Voi tornate pure a casa, io rimango un altro po’ qui.
Autore: Andrea Romito