Correva la metà gli anni novanta, e mentre il grunge si era ormai imposto con forza quale movimento “alternativo” (sebbene nel tempo, con una visione revisionistica, si può affermare che fosse diventato suo malgrado un fenomeno mainstream), la musica aveva già elargito gruppi e dischi “capolavoro”, non assunti a fenomeni di massa nonostante il loro valore artistico eccelso (basterebbe citare, da un interminabile elenco, solo “Spiderland” degli Slint, “Down Colorful Hill” dei Red House Painters, “Frigid Stars” dei Codeine, “The Serpentine Similar” dei Gastr del Sol, “Transient Random Noise Bursts With Announcements” degli Stereolab, “Loveless” dei My Bloody Valentine, “Twin Infinitives” dei Royal Trux, “I Could Live In Hope” dei Low …).
Al giro di boa del decennio, tra essi (e in ottima compagnia con altrettanti capolavori quali “Perfect From Now On” dei Built ti Spill, “Millions Now Living Will Never Die” dei Tortoise, “Bufo Alvarius” dei Bardo Pond, “Labradford” dei Labradford, “Ocean Songs” dei Dirty Three, “In the Aeroplane over the Sea” dei Neutral Milk Hotel, “Exploded Drawing” dei Polvo …) un posto di rilievo lo ebbe (e tuttora lo ha) “Vivadixiesubmarinetransmissionplot“ degli Sparklehorse, fulminante sin dal brano di apertura (nella sua decadenza romantica) “Homecoming Queen” d’ispirazione Shakespeariana (“A horse, a horse, my kingdom for a horse”).
Un progetto musicale, gli Sparklehorse, predestinato in modo tanto forte da trovare l’epilogo nel suicidio, nel 2010, di Mark Linkous: mente, anima, cuore e membro permanete del “gruppo”.
E dagli “archivi” di Linkous sono emersi brani che sono andati a comporre il postumo “Bird Machine” (Anti-) che malgrado sia sostanzialmente “una raccolta di inediti” (registrati, finanche da Steve Albini, in luoghi e tempi diversi) ha valore di Disco per struttura, compattezza e scrittura, collocandosi come una delle migliori produzioni degli Sparklehorse dai tempi del loro esordio discografico.
Curato sostanzialmente dal fratello di Mark, Matt, il disco sia apre con l’abrasiva “It Will Never Stop” che anticipa i paesaggi elettronici della pacata invocazione di “King Ghost” “Oh, where were you, my kind ghosts When I needed you?“, inciso che avrebbe meritato la voce di Hope Sandoval.
“Evening Star Supercharge”, il brano più suggestivo e completo dell’intero disco, evoca nella pastorale trasognata strofa i Matching Mole di “O Caroline”.
L’acquerello malinconico di “O Child” (“O child, I know it can be bad/O child, sometimes you’ll be sad”), messo sul piatto direttamente da Emile Berliner (una caratteristica degli arrangiamenti degli Sparklehorse), richiama narrazioni che rimandano alla già citata “Homecoming Queen” e che sprofondano, estinguendosi, nella visione della coda finale.
“Falling Down” riporta l’ascolto verso più “convenzionali” ballate prima che “I Fucked It Up”, con il suo impeto e le sue orecchiabili distorsioni, dimostri come siano spesso funzionali e perfette le crasi; discorso analogo per la “martellante” “Listening to the Higsons” scritta da Robyn Hitchcock. “Hello Lord” restituisce memoria alle radici country/folk degli Appalachi Virginiani di Linkous. “Daddy’s Gone” è omaggio al formato canzone, screziata di psichedelia, degli anni sessanta. “Chaos of the Universe” (“rammentiamo per assonanza “Chaos of the Galaxy/Happy Man” su “Good Morning Spider”) si impone da subito per il cadenzato riff e per il riuscito inciso di rottura.
“Everybody’s Gone to Slip” è brano etereo e sospeso mentre “The Scull of Lucia” – Skull nel testo: “The skull, the old skull of Lucia” – (in)canta nell’essere simbiosi tra una “scura” lullaby e una “luminosa” nursery rhyme (“Some are born to sweet the light and some are born to endless night”). “Blue” è breve intermezzo strumentale, interamente suonato dal solo Mark Linkous, compiuto nella sua incompiutezza. Chiude il disco la minimale (anche nel testo) “Stay”.
Da sottolineare anche l’essenziale grafica che, nella versione in vinile (quella ascoltata con LP trasparente), demanda tutte le informazioni alla busta interna corredata da note che recitano: “And in the silent vapours of the beautiful + measureiess giants we’ll vibrate with the leaves the strings and everything”.
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ph. credit: Danny Clinch