Elettronica mista a suoni reali, atmosfere easy ma al contempo elaborate. Music for airport ma anche no. I Droptimes, duo di Ascoli Piceno dove Alessandro Maranesi si occupa delle voci e Alessio Catozzi fa tutto il resto, combinano l’elettronica nelle sue varie forme ad un’impostazione indie (sarà una mia impressione ma l’inciso di Mind the lab ricorda Cornice Dance degli A toys orchestra).
Goldfrapp (nella scelta di alcuni synth) e Depeche mode (come atmosfere), Moby e Air, Massive Attack e Irma Records. Sembra si faccia prima a dire quello che non sono.
I ragazzi si danno da fare dal 2006 e Looking for the sun è il loro primo lavoro. Curato nella produzione al punto giusto (ottima cosa per un’autoproduzione, dove spesso si fa troppo o troppo poco), i Droptimes lasciano ben sperare per il futuro portandosi dietro una domanda. Unire insieme troppe derivazioni può essere sinonimo di grande o di scarsa personalità. La risposta al prossimo disco
PS. Nota in appendice: minuto 0.45 di When it comes, la scala di piano a salire ricorda troppo un inciso di The great gig in the sky dei Pink Floyd.
Autore: Giuseppe Repais