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Recensione: Giulio Casale – Dalla Parte Del Torto (Novunque)

di Redazione
16 Dicembre 2013
in Recensioni
Tempo di lettura: 5 minuti
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Abstract: .
Giulio Casale torna sulla scena con un nuovo album in studio a ben 7 anni di distanza dal suo primo album solista, “In Fondo Al Blu” (2005), con il quale “Estremo” era riuscito a discostarsi con grande classe dal sound degli Estra (sua prima band rock dalle forti venature sperimentali) firmando un album di cantautorato dalle varie matrici (dalle influenze rock alla bossa nova, dal teatro-canzone alla Gaber alla ballata acustica alla De André) di ottima fattura, vuoi per l’ottimo songwriting, vuoi grazie a degli arrangiamenti complessi e ricercati (curati dai Grey, altra band della ormai scomparsa Artes Records), vuoi per l’ottima produzione.
“Dalla Parte Del Torto” ci riporta un Giulio Casale più rock rispetto a quello di “In Fondo Al Blu”: i brani sono di sicuro più diretti, ma più che un ritorno alle origini/Estra quella di “Dalla Parte Del Torto” è una prosecuzione del cammino intrapreso da qualche anno a questa parte dal cantautore/poeta/attore.
Le sonorità sono infatti più vicine a quelle della sua produzione solista, così come anche il songwriting, meno “violento” rispetto a quello di album quali “Metamorfosi” (1996), “Alterazioni” (1997) e “Nordest Cowboys” (1999).
Fra chitarre e batterie fanno capolino programmazioni elettroniche, come già accadeva in “Tunnel Supermarket” (2001), ma il risultato raggiunto non è lo stesso. La scelta dei suoni e dei campioni è spesso poco oculata, così come il sound in generale dell’album.
A questo proposito, a discapito di una scrittura sempre di altissimi livelli, “Dalla Parte Del Torto” pecca di una produzione (curata da Giovanni Ferrario, già al lavoro con artisti quali PJ Harvey e Morgan e con gli stessi Estra nel già citato “Tunnel Supermarket”) che non riesce a cogliere appieno quelle che sono le potenzialità dei brani di Giulio: è rock, ma non lo è abbastanza; è pop, ma manca di quelle strutture che valorizzino appieno un brano.
Indicativo di questa pecca è uno dei capolavori dell’album, “Personaggio Comune”, che non riesce ad esplodere nel crescendo, reo un arrangiamento per nulla in linea con la tensione del brano.
Ed è un peccato constatare ciò, perché i brani ci sono, sono lì, sempre splendidi e intensi come ormai da tradizione per Giulio Casale, e lo dimostrano fra le righe, se si riesce con l’immaginazione a superare il “muro” della produzione. O lo dimostrano in veste live (ascoltandolo dal vivo a Milano alla presentazione dell’album ne ho avuto la conferma), dove acquistano maggiore enfasi grazie a un sound più sporco e corposo che manca su album.
In questo senso mi viene da paragonare “Dalla Parte Del Torto” (con le dovute differenze) ai primi due lavori degli Estra, “Metamorfosi” e “Alterazioni”, già maturi dal punto di vista compositivo ma molto appiattiti da una produzione (in quel caso al mixer c’era Massimo Bubola) non eccelsa come quella di “Nordest Cowboys” (prodotto dall’americano Bob Wilson), capolavoro, al di sopra di molte altre produzioni pluriosannate, che qualsiasi amante della musica dovrebbe conoscere a memoria.
I testi sono di quanto meglio Giulio Casale possa offrire, poetici ma al contempo diretti, questa volta quanto mai figli di una certa critica sociale alla De André o alla Gaber ma reinterpretata nella chiave personale di “Estremo”, viscerale, per certi versi “cattiva” e acida, ma lucida, intellettuale.
“Dalla Parte Del Torto” contiene al suo interno alcuni capolavori (e vi assicuro che non esagero nel dirlo) come da tradizione. Si va dalle due versioni di “La Tua Canzone” (che aprono e chiudono l’album rispettivamente con un arrangiamento rock martellante e uno acustico, malinconico) a “La Mistificazione” (che probabilmente vanta uno dei migliori ritornelli scritti da Casale: “
se l’unica idea che rimane è esercitare potere l’inferno è questo, questo qui”).
Nella straziante “Apritemi” ci si immedesima in una persona soggetta al processo di massificazione, “Un’ossessione” continua a martellarci sul tema e “Virus A” prosegue il discorso, portando avanti il concept dell’album sull’uomo moderno, affrontato a volte in maniera diretta e cruda, a volte in maniera sarcastica ma al contempo cinica e spietata, a volte con il rock, a volte con la ballad, a volte con atmosfere più leggere a mò di sfottò vicine allo stile del già citato Gaber, come accade nei “pa pa pa” di “Fine”. Si prosegue con “Magic Shop”, omaggio a Battiato, per arrivare alla psichedelia di “La Merce”, a continuare il discorso sul consumismo, fino a “Personaggio Comune”, “Senza Direzione” e “La Febbre”, che rappresentano probabilmente il picco massimo dell’album, la prima emozionale come da tradizione per Giulio Casale, figlia di “Parassita Intellettuale” (presente sull’album precedente), la seconda dalle forti atmosfere malinconiche, ma questa volta differenti dallo stile classico di “Estremo” (mi ricorda qualche lavoro dei Tre Allegri Ragazzi Morti nella melodia, vuoi anche nel tema trattato) e la terza, “La Febbre”, quanto di meglio Giulio Casale abbia mai offerto nella mistione fra musica, letteratura e recitazione teatrale, ossessiva e asfissiante, schizofrenica e onirica nell’interludio, incalzante nel finale a squarciare il petto.
“Dalla Parte Del Torto” è un grande, grandissimo album (e sottolineiamo di nuovo il fatto sia un concept album), che subisce la pecca di non raggiungere i livelli massimi per via di una produzione e di arrangiamenti che in alcuni casi non riescono a interpretare al meglio le canzoni. Ma questa è una considerazione più tecnica che legata al campo emotivo, quindi facile da scavalcare in modo da poter apprezzare appieno la poetica di Giulio “Estremo” Casale.
Insomma, ascoltare “Dalla Parte Del Torto” (e tutti i lavori precedenti di “Estremo”, con e senza Estra) è doveroso, per l’importanza dei testi firmati Giulio Casale, per la sperimentazione (mai troppo sottolineata) dei suoi lavori e per l’enfasi emozionale che riesce a comunicare da appena apre bocca fino al silenzio.

DAL 12 AL 29 APRILE AL TEATRO LITTA DI MILANO
CON LO SPETTACOLO DI PROSA CANTATA
“LA FEBBRE”
Dal 12 al 29 aprile (dal giovedì alla domenica) per dodici sere, il cantautore, autore e attore Giulio Casale si esibirà al Teatro Litta di Milano con “LA FEBBRE”: spettacolo di prosa cantata tratto dall’incontro dei brani del suo nuovo disco di inediti “Dalla parte del torto” e da monologhi originali scritti per l’occasione.
Dal giovedì al sabato l’inizio dello spettacolo al Teatro Litta di Milano (Corso Magenta, 24) è alle ore 21.00, la domenica alle ore 16.30, mentre il costo del biglietto (posto unico) è di 15 euro (infoline: 02 86454545 – promozione@teatrolitta.it – www.teatrolitta.it).
Ad accompagnare Giulio Casale sul palco sarà una band diretta da Giovanni Ferrario (già produttore artistico dell’album “Dalla parte del torto”): Lorenzo Corti (chitarre elettriche), Pier Ballarin (tastiere e campioni) e Nicola “Accio” Ghedin (batteria e campioni).
L’allestimento scenico e le luci sono curate da Lucio Diana e il suono da Marco Tagliola e Marco Posocco, mentre la regia dello spettacolo è affidata a Francesca Bartellini che racconta:
“Un incontro artistico, questo tra Casale e me, molto intenso. Il nostro spettacolo nasce da una sintonia di intenzioni e visione che passa dalla parola al canto e dal canto alla parola in un viaggio che ci ha marcato entrambi ”.
In scena si incontrano personaggi che interpretano in modo diverso un disagio presente nella società italiana contemporanea. Marginali o presunti protagonisti possono scoprirsi fratelli (e sorelle) nel ritrovarsi isolati e persi.
Uno spettacolo nel quale il talento di Giulio Casale consente alla parola cantata di avere lo stesso peso della parola scritta e recitata, nell’utopia drammaturgica di una vera convivenza tra tutte le minoranze culturali e la maggioranza, noi tutti insomma. ‘Arricchiamoci delle nostre reciproche differenze’..suggeriva il grande Paul Valéry.
“Qual è il mondo vero?” si chiede a un certo punto Giulio Casale: quello che sparisce o quello che comincia ad apparire tra le 6 e le 9 di mattina di un giorno compreso tra un lunedì e un venerdì di una settimana a caso dell’anno? Lo spettacolo non pretende di rispondere a questa domanda, ma riesce a commuovere e anche a far sorridere di tante contraddizioni proprie dei nostri giorni.

Autore: Giuseppe Galato

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