Se esiste un pop futurista, sinuoso e classico, è senz’altro merito dei Royksopp. L’incredibile calore impresso ai loro suoni è inversamente proporzionale alla rigidità dei luoghi natii nelle remote lande della Norvegia. I Royksopp abbandonano quelle forme di avant-pop scaricate nelle prime note di Melody a.m., uscito in alternativa alle sovversive sonorità degli inizi del decennio e rimescolano in salsa dolce le ballate pop di quel The Understanding venuto alla luce esattamente quattro anni dopo il primo lavoro discografico ed a quattro anni da quest’ultimo.
Happy up here è il brano che, in apertura, incide da subito un’univoca tendenza al loro terzo lavoro: mancanza di malizia, predisposizione eccentrica, orientamento ad un senso di pacifica distensione, approccio gaio e materialistico. Vision one è l’ombra caricaturale degli Air, una traccia in cui il synth pop cerca il perfezionismo sonoro alternato alla continua insinuazione vocale: la voce è quella di Karin Dreijer Andersson, già produttrice solista e al lavoro con The Knife. The girl and robot non tradisce le aspettative degli estimatori del suono eclettico dei norvegesi, ma gli stilemi vocali di Karin sembrano uscire dalla gola di Madonna. Royksopp forever sforgia un pregiatissimo esercizio di ricerca, memore dei fasti di trascorse registrazioni: una traccia in cui il duo di Bergen rievoca gli infiniti echi di paesaggi splendidi e scorrevoli, inserendo archi di violini cupi e malinconici capaci di ammaliare il più restio degli orecchi. Miss it so much non aggiunge granchè allo scanzonato registro di partenza, confermato dalla successiva You don t have a clue una canzone fin troppo sdolcinata e nostalgica. Silver Cruiser e It’s what I want rimbombano ancora di Air style e french touch.
Nonostante la cadenza quadriennale delle incisioni, indice di scrupolosa attenzione alla progettualità delle produzioni musicali realizzate, il terzo album segna una stasi se non addirittura un passo indietro dei norvegesi che accusano la necessità di conformarsi a certe tendenze targate Astralwerks. Eppure i Royksopp continuano ad affascinare, complici gli intarsi dei suoni, la semplicità dei testi e l’edonismo artistico che riescono ad incarnare. Nell’attesa che diventino pop – star, ammesso che sia una loro stessa aspirazione.
Autore: Antonio Ciano