Con questo nuovo lavoro i trevigiani Antagonismo Disobbediente portano a definitivo compimento l’evoluzione sonora che era stata già preannunciata dai due brani inclusi nello split-cd condiviso lo scorso anno con i Neurodisney. Se quindi con il debutto di “Dritto al volto” (anno 2002) potevamo parlare “grossolanamente” degli AD come di “Rage Against Machine italiani”, adesso, altrettanto “grossolanamente”, potremmo usare la definizione di “Nine Inch Nails italiani”. “Grossolanamente” perché all’epoca il riferimento alla band di Zack de La Rocha e Tom Morello non rendeva certo giustizia ad un disco che miscelava con ottima personalità hip hop antagonista, funk-metal ed electro-vibes, così come di fronte a “Radio Insurgentes” il paragone con la creatura di Trent Reznor serve solo a segnalare uno spostamento del sound verso soluzioni più marcatamente elettroniche che lasciano comunque intatte sia la vocazione politica degli AD che la presenza di svariati elementi nel loro crossover stilistico. In “Radio Insurgentes” pertanto è possibile passare dal techno-dub ipnotico di “Yael”, dove mette il suo zampino Madaski, all’inno battagliero di “Tierra o muerte”, scritta e interpretata insieme a Zulu dei 99 Posse, per poi essere nuovamente risucchiati nella trance ritmica di “13esima stele” e nell’urto violento di “Rivoluzione” fino al momento in cui è Nitto dei Linea 77 ad impugnare il microfono in “Deserto”, prossimo potenziale singolo dopo “Tierra o muerte”.
A caratterizzare il disco, facendo da collante tra i diversi brani, è un groove profondo, scuro, quasi claustrofobico, mentre prosegue coerente il percorso ideologico degli AD con liriche che pur toccando temi solitamente cari a tanta (troppa) retorica militante (la Palestina, il Chiapas, le manipolazioni dell’informazione…) riescono ad evitare facili banalità nutrendosi di una rabbia che appare sincera perché etico-esistenziale prima ancora che socio-politica.
L’unico vero appunto che potrei muovere agli AD è quello di aver talvolta cercato l’effetto a tutti i costi in un genere, quello del crossover metal, già votato per natura a certe esasperazioni sonore: mi riferisco in particolare ad un pezzo iper-saturo ma non sconvolgente come “Libero” e al finale pirotecnico che appesantisce oltremodo “Alveare”, canzone peraltro molto interessante (immaginate gli Afterhours in salsa electronica…) frutto della collaborazione con i compagni di scuderia Wah Companion.
A questo punto, per chi di voi non lo avesse ancora fatto, non resta che sintonizzare le proprie frequenze su Radio Insurgentes: “Radio Insurgentes trasmette dal cuore, disobbedienza è storia, e la mia storia è il mio futuro…..”
Autore: Guido Gambacorta