Lo Zeitgeist di questa era è interamente digitale e la sua natura immateriale e inafferrabile lo rende subdolo e infinitamente più complesso da capire. Per farlo, Jia Tolentino si è messa davanti a uno specchio e ha cominciato a scomporre la realtà a partire dalla sua immagine riflessa: donna, 31 anni, scrittrice e giornalista con una personalità pubblica e privata ben definita. Ma i giochi di specchi, si sa, possono diventare crudeli rivelando falsi miti, trucchi, inganni ed auto-inganni che ci formano e ci cullano dolcemente come le onde di un mare calmo. Il mare in questo caso è Internet, un mare magnum nel quale l’autrice è cresciuta prima come utente poi blogger e giornalista di Jezebel e del New Yorker; la sua opinione in America è molto ascoltata.
Internet ha dato corpo e risonanza alla sua voce ma i navigatori più esperti sono i primi a sapere che anche le acque più chiare possono intorbidire. È ciò che Tolentino dice con furbissima e adorabile onestà in Trick Mirror [2020, pp. 300], il suo primo libro, una raccolta di saggi in cui parla molto di se, dal momento che auto-raccontarsi è la prima cosa che ha imparato a fare eccellentemente, fin da quando fu concorrente sedicenne in un reality show per ragazzini – anche quella una forma embrionale e narcisistica di auto-narrazione. Oggi l’attività che le dà una vita dignitosa è la scrittura, da cui derivano fama e un cumulo di domande sulla realtà che la circonda.
A suffragare ipotesi e tesi di Trick Mirror, vagonate di letteratura, ispirazioni pop, sociologia (tra i citati, Erving Goffman e la teoria della vita sociale come palcoscenico e retroscena) fino ad ammettere che potrebbe non averci capito ancora niente. E niente all’apparenza c’entrano l’uno con l’altro gli argomenti dei nove scritti che compongono l’opera, riflessioni abbozzate in dieci anni passati tra le scrivanie di diverse redazioni.
I social media, la reality tv, le eroine nella letteratura, l’athleisure, i campus universitari, il problema di Dio, le lezioni di barre, i Peace Corps, le droghe, il Texas, i matrimoni. Tutto collabora a dare forma alla società d’oggi, sganciata dalla sostanza e compiaciuta dal suo essere rappresentazione, spesso digitale.
Dalle fratture della personalità, e l’ossessione del mondo contemporaneo per se stessi, alla necessità di vivere una vita per essere vista, si giunge a una serie di verità inconfutabili. Internet è una trappola ma al di fuori della rete non c’è nessun posto dove valga la pena andare; non c’è tempo per qualcosa di diverso dalla sopravvivenza economica; le donne hanno cominciato a contare ma non nella maniera corretta; le campagne con gli hashtag hanno condotto ad un infruttuoso pensiero unico. A questo punto, la vera domanda è: perché continuiamo a stare al gioco?
Trick Mirror è un viaggio nell’America emersa dal caos post elezioni 2016, l’anno che ha cambiato (in peggio) il web – e saremmo curiosi di sapere cosa pensa l’autrice del 2020, anno della pandemia, della crisi finanziaria e delle lotte sociali. Tra inchiesta ed auto-rappresentazione, Jia Tolentino non risparmia nulla e nessuno, compresa se stessa, e le conclusioni più severe riguardano il femminismo come ideologia dominante delle ultime stagioni culturali, un discorso che tocca le donne comuni, quelle del clan Trump, Hillary Clinton e le celebs. Ma la lettura è illuminante anche solo per saperne di più sullo spandex o le sette truffe meglio riuscite della generazione Millennial, artefice del sogno possibile di arricchirsi facendo il nulla e facendola al limite franca.
Pubblicato nel 2019, Trick Mirror è arrivato in Italia da pochi giorni grazie a NR edizioni, sempre attenta ai fenomeni oltreoceano dove Tolentino è considerata una giovane icona della saggistica, una Susan Sontag con l’account Twitter; la traduzione è di Simona Siri, giornalista e scrittrice, da diversi anni a NYC. A lei abbiamo chiesto qualcosa in più sull’autrice e su questa operazione di analisi della società digitale.
Condotta in Italia, avrebbe la stessa forza? Chi potrebbe farla?
“Non saprei, al momento non vedo nessuna mente in grado di analizzare le dinamiche della società digitale con lo stesso livello di profondità che c’è in Trick Mirror. Jia mi ha impressionato per la lucidità e l’acume con cui analizza le questioni. Non c’è argomento in cui lei non riesca ad avere uno sguardo originale e profondo, intriso di ottime letture e molta auto consapevolezza. Aggiungerei anche che uno dei grandi meriti di Tolentino è di non essere ideologica, mentre in Italia leggo tante prese di posizione, ad esempio contro il politicamente corretto, che sono viziate da una ignoranza fondamentale dell’argomento di cui si parla, visto che è un fenomeno che in Italia non esiste, e da una presa di posizione assolutamente ideologica”.
Esistono anche da noi le illusioni in cui crediamo e che ci raccontiamo? Quali potrebbero essere?
“Non vivo in Italia da sette anni quindi forse non sono la persona più adatta a rispondere. Non so, forse l’idea che l’Italia sia un paese accogliente quando per certi aspetti non lo è affatto. Lo sono le singole persone, ma il Paese inteso come sistema non lo è. C’è poi la questione femminile che richiederebbe una conversazione seria a tutti i livelli della società e che invece vedo continua ad essere trattata con ironia o peggio con condiscendenza”.
autrice: Vittoria Romagnuolo