Quasi fosse un film di David Lynch, questo secondo disco degli italiani Edible Woman, non si presta a facili ed affrettati giudizi, ma necessita delle giuste parole, e dunque, vediamo un po’. Il suono, innanzitutto: una lega electroclash ruvida e modernissima, in cui basso, synth e batteria riempono tutta la banda sonora, ed aggrediscono veloci o creano psichedeliche atmosfere comunque disturbate, a seconda dei casi; il suono di questo quintetto è nervoso, moderno, eccessivo, e quando nella traccia 7, lo strumentale intitolato ‘Mouseman’, un sassofono si presenta, facendosi largo letteralmente a spintoni con il synth, sembra di assistere allo scontro tra umanità ed elettronica, ma vince la prima, stavolta. In alcuni frangenti, come in ‘Mystic River’ o in ‘Honeyed Words’, ogni equilibrio sembra venir meno, ed il suono, ancora protagonista, smbra sfuggire di mano ed il basso mangia tutto a bocconi veloci, in un assalto che dal vivo dev’essere massacrante ed esaltante insieme. E poi la voce, cantilena provocatoria, indolente, apatica in ‘Solving everything in a Bath’, o in ‘3sexual’ e ‘When Stars’, dove si sente, soffusa, l’eleganza e la tenerezza dei dischi solisti di Syd Barrett. La voce del cantante fa il pari con testi minestrone in lingua inglese, in cui appunto c’è tutto manco fossero i Clash: dalla lotta di classe, al sentimento, alle allucinazioni mentali. Soltanto Disco Drive, Appaloosa e Jennifer Gentle, in Italia, osano e rischiano tanto, perdita di controllo compresa.
Gli EW sono un gruppo maturo, che ribalta l’electro reinterpretandolo in chiave sperimentale ed hardcore, chiusi però in un Mondo tutto loro, lontano da tentazioni pop. I 38 minuti di ‘The Scum Album’ contengono, in realtà, 2 minuti e mezzo di silenzio, prima della traccia finale, che vede alla produzione il dj Gez, mentre il resto del lavoro è diretto dal solito, gettonatissimo, Fabio Magistrali.
Il disco pare sia uscito, oltre che in Italia, anche in Germania, Belgio, Francia, ed Usa.
Autore: Fausto Turi