Gli Strawman partono col piede giusto già da come si presentano. La scelta del nome del gruppo è un omaggio ad una delle più belle canzoni di Lou Reed, contenuta in uno dei suoi migliori dischi “New York”. Anche nel sound in qualche modo questi quattro spezini sono devoti a Lou Reed, dato che i riferimenti al blues metropolitano e al rock screziato degli anni ’70, contenuti in appena sette brani, sono molti. Il brano più legato alla discografia dell’ex leader dei Velvet Underground è “Feeling freedom”. Tuttavia “Strawman” non è un disco necessariamente derivativo, perché il quartetto dimostra di sapersi muovere benissimo anche in altri territori, a partire dal riuscitissimo boogie di “Bobby’s storm” fino all’ottimo rock serrato e circolare di “Tell me”. Il problema di questo disco è che sette brani sono pochi, più lo si ascolta più si ha voglia di ascoltare questo immortale rock serrato, quadrato e aggressivo quanto basta.
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autore: Vittorio Lannutti