Scoppiettante e graffiante Marighelli, aka Margaret Lee, pubblica questo disco abrasivo intriso di una visione critica e distaccata rispetto all’attualità. Con il suo rock ruvido e abrasivo Marighelli ci vomita addosso l’astio e un angst post adolescenziale irruento che non fa sconti a nessuno, concedendosi il lusso di sparare su tutti conservando una posizione distaccata e per certi versi al di sopra di tutti.
La giovane età del cantautore glielo consente e questa posizione farà invidia a chi è più navigato, ma è legittimo che Marighelli, almeno per qualche anno ancora, si conceda queste salutari e catartiche sparate contro papa boys, il governo e la troika che ha strozzato la Grecia.
Sulla scia di Giorgio Canali, Cristiano Godano e Giancarlo Frigieri, Marighelli si esprime con un ottimo cantautorato rock che non fa sconti a nessun, citando Alejandro Jodorowsky, si dispera per l’inesorabile passare del tempo, ci porta agli inferi, da cui risale con chitarre graffianti.
Il sound, infatti, è molto eccitante, anche perché ha un filo diretto con le sonorità del miglior indie rock degli anni ’90. La cupezza di alcuni tratti e il garage-blues alla base di alcune tracce fanno venire alla mente i primi Bad Seeds. D’altronde anche Marighelli con il suo astio verso il cattolicesimo ha seminato molti semi cattivi. Tuttavia, da atei non crediamo che questo possa ritorcesi contro di lui, anzi riteniamo che gli porterà fortuna.
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autore: Vittorio Lannutti