Sorprende il ritorno degli eccezionali Cynics, una delle formazioni-cardine del garage revival Usa dei tardi anni ’80. Sorprende perché a cinque anni dall’eccellente “Living Is The Best Revenge”, un disco dal forte impatto garagistico, la band di Michael Kastelic e Gregg Kostelich se ne esce fuori con un disco rock’n’roll a tutto tondo.
Registrato a Gijòn, in Spagna, nei famosi studi vintage Circo Perrotti, con la complicità dei padroni di casa (i Doctor Explosiòn) e di una serie di altri amici musicisti che affiancano il duo di Pittsburgh, “Here We Are” è un album assai diverso dal precedente. Chi si aspettava un disco garage tout-court si trova invece di fronte ad una manciata di canzoni ricche di sfumature. Come dimostra sin dalle prime battute l’iniziale title-track, un brano delicatissimo dalle influenze folk. Come delicati sono molti altri episodi del disco. Quasi che i Cynics abbiano voluto fare emergere in “Here We Are”, il loro lato più romantico ed evocativo, in genere nascosto sotto tonnellate di fuzz e beat granitici. E, allora, ecco arrivare le bellissime chitarre byrdsiane di “The Ring”, il mix di armonica e chitarrismo jingle jangle di un pezzo dylaniano come “The Warning”, la ballatona “Me Wanting Her”, la splendida country-song “Slide Over” o un episodio misticheggiante e volutamente psichedelico come “She Fell”. Un po’ più avanti però i Cynics dimostrano di non aver dimenticato come si scrive un pezzo garage coinvolgente e dal grande impatto come “Hard To Please” e soprattutto la spettacolare “What She Said”. E se “All About You” è un episodio quasi ska, la chiusura del disco è affidata a “Courtney”, un toccante brano (dedicato alla Love?) solo per voce e piano. I Cynics sono tornati con un bel disco, assai diverso da tutti i loro precedenti. Prendere o lasciare.
Autore: Roberto Calabrò