Qualcuno tra chi sia stato investito dal tornado iper-pop di “Women Don’t Apple Damage” (maccheronicamente: “le donne non me-la danno”) potrebbe aver pensato dei Valderrama 5: bene, bravi, ottimo exploit. Ma anche, appunto, essersi chiesto se e quando sarebbero riusciti a dar seguito, in maniera adeguata, a un’ispirazione e una sensibilità melodica così ispirata. Ebbene, “Forever Asses” è la risposta, affermativa, e forse migliore di quanto Gaetano aka Carlos Valderrama e soci (altri 6 ceffi musicanti improbabilmente addobbati e nomati, più – vero lusso scenico – un barman da crociera che, durante i concerti, vaga per il palco, bottiglia di champagne alla mano, senza suonare asolutamente nulla!!) potessero dare in appena un quarto d’ora (e da “insider” quali ci troviamo ad essere, possiamo anche dirvi che nuovi “episodi” sono ormai pronti).
Mini-album che vale anche come esplicito omaggio a “Forever Changes”, il colosso melodico con cui i Love devono aver aperto, assieme a Brian Wilson, una irreversibile breccia nella corteccia cerebrale di Carlos (se non più in profondità); disco la cui famosa copertina multifaccia è qui trasposta con l’intrusione dei lineamenti di Banfi, Vitali e altre pietre miliari della commediaccia all’italiana di un tempo (altro pallino del nostro, disposto a rinuciare alle usuali vacanze pur di vedersene le ennesime repliche nel deserto del palinsesto tv estivo).
Il perno “concettuale” (termine grosso per chi è lungi dal prendersi minimamente sul serio) di tutto questo scombussolato ed esilarante combo restano i posteriori femminili, provvisti o meno che siano dell’esiguo e malizioso velo di un tanga. Alla cui estatica e onanisticamente adolescenziale visione corrisponde quella miscela bossa-pop-punk tutta cori in falsetto e melodie di gomma colorata che Carlos – sotto le altrettanto mentite spoglie di Cotequino/Disco Samba – aveva già fatto intravedere nei Preachers (che continuano a esistore, anche se meno attivi di un tempo, e i cui Nasaux e Satanaso pure sono qui coinvolti); miscela cui si è aggiunto, col passare del tempo, un immaginario, dall’effetto volutamente melassa-trash, da sorriso prestampato e ottimismo idiota in stile “Love Boat” – quale troneggia negli ‘intro’ e ‘outro’ di questo EP. Manca la forza di proporre aggiunte a un tale vulcanesimo creativo; anzi, sembra per ora attenuata, a mo’ di “cambio di stagione”, certa gastro-psichedelia untuosa e intima amica di colesterolo e strati adiposi.
Il disco intanto ha cominciato a girare. ‘Horrible People’ è la scarica di guitar-rock che non deve mai mancare se si vogliono scaldare gli animi tanto del pubblico in sala quanto, soprattutto, della nutrita ciurma onstage; ‘I See Your Ass’ è una spessa glassa di voyeurismo balneare finto-indifferente e malcelate erezioni; ‘White Tanga’ è un intermezzo in cui Squalo (il citato barman) snocciola visionarie nozioni da bancone con un cocktail a base di liquori e “brodo di manzo” (sic!!); ‘Very Inzy’ è la celebrazione di un contatto involontariamente lubrificato di unto; e ‘Idontwannadoit’, qui riportata “sotto le righe” rispetto alla (troppo) caotica versione presente nell’album. Eccoli, i Valderrama 5: l’unico evento che può davvero rendere meritevole di interesse una crociera (tanga a parte, aggiungerebbero). Ma se non qui, cercate di beccarli (dal vivo, of course, che lo spettacolo ne vale la pena) nel prossimo tour del basso ionio catanzarese.
Autore: Roberto Villani