Per fortuna i Buñuel non sono un gruppo estemporaneo. Lo strabiliante ed esaltante esordio di due anni fa, “A resting place for strange” aveva scosso e reso felici gli animi di tutti gli amanti del noise più ostico e più legato alle spigolosità del punk-hardcore e postcore, per cui data la composizione del quartetto – troviamo Eugene S. Robinson (Oxbow), Pierpaolo Capovilla (Teatro degli Orrori e One Dimensional Man), Xabier Iriondo (Afterhours, Todo Modo) e Franz Valente (Teatro degli Orrori e One Dimensional Man) – si temeva che fosse un progetto estemporaneo. E invece no! Per fortuna!
Il quartetto si è messo di nuovo all’opera e ha prodotto questo secondo (capo)lavoro. Sulla stessa lunghezza d’onda del precedente, in “The easy way out”, i Buñuel mantengono alta l’attenzione su un noise scheggiato nel quale esplodono, senza inibizioni, filtri e in totale assenza del super-Io; gli istinti primordiali indicatori di una liberaziona dalle costrizioni sociali. Capovilla, oltre a martellare con il basso, spesso fa da seconda voce e da contraltare a Robinson, Valente picchia duro e Iriondo preferisce le svisate noise e qualche assolo contribuendo in modo notevole alla ritmica del sound ‘rientrando’ nel gruppo con grossi spazi di libertà.
La tensione è spesso dominante: c’è la lentezza in “Boys to men” ma anche tensione tiratissima in “Where you lay”. Gli stantuffi, avanti e indietro, spezzettati e mantrici, sorreggono le urla istintive della quasi mantrica e tribale “The hammer the coffin”.
Valente spezzetta anche “A sorrowful night” alternandovi una marcia circolare su cui si accavallano altre sonorità, più o meno deviate, mentre con “The sanction” il quartetto si sposta verso un sound più monumentale e compatto trasmettendo un senso distopico e apocalittico, brano che fa il paio con “The roll”, nella quale si scende in una corsa irrefrenabile agli inferi. Con “Dial tone” il gruppo fa esplodere l’urgenza hardcore e con “Happy hour” esplode la frustrazione in modo cattivo e aggressivo non solo per il cantato di Robinson ma per come gli altri tre ci danno dentro, manifestando tutta la loro rabbia.
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autore: Vittorio Lannutti