Ad appena un anno dall’acclamato “The Stage Names”, gli Okkervil River tornano con un altro disco, annunciato un po’ come il “fratello minore” del lavoro precedente. Will Sheff, il leader del gruppo, ha dichiarato che la band all’epoca di “The Stage Names” aveva così tante canzoni da aver pensato di far uscire un disco doppio, salvo poi decidere di “conservare” parte di quei pezzi per fare uscire un sequel dell’album. Quel sequel è “The Stand Ins”, che a questo punto potrebbe rischiare di essere liquidato come un disco fatto degli “scarti” del suo predecessore. Una di quelle cose per soli fan, affamati di qualsiasi produzione, seppure in tono minore, dei propri beniamini.
E invece sono convinto che moltissimi gruppi in circolazione oggigiorno pagherebbero oro per scrivere pezzi del genere: scarti o non scarti, le canzoni di “The Stand Ins” non hanno niente da invidiare al resto del repertorio di questa band che in pochi anni s’è conquistata un posto di rilievo nel panorama indie internazionale a suon di capolavori.
Il sound del gruppo, come sempre sospeso tra un’anima acustica, legata alle origini e alla tradizione country, ed un’anima elettrica ed inquieta, si conferma ancora una volta personalissimo e avvolgente. Dal folk-rock scalpitante di “Lost Coastlines” (con Jonathan Meiburg degli Shearwater a duettare con Sheff), alle ormai “tipiche” ballad “urlate” à la Okkervil River (“Singer Songwriter”, con delle chitarre stupende), passando tra le maglie oscure dei brani più cupi e lenti, come “Blue Tulip”, che parte sussurrata e finisce in un disperato crescendo finale, “On tour with Zyros”, col suo affascinante arrangiamento d’archi, “The Stand Ins” regala non pochi momenti memorabili. Tra i pezzi più belli, la conclusiva “Bruce Wayne…”, che inizia in punta di spazzole, viaggia leggera sulle note di una tromba, si lascia accarezzare dalla viola, per poi agitarsi seguendo gli umori della voce di Sheff. Gran bel disco, a conferma – se mai ce ne fosse ancora bisogno – dello stato di grazia di questa piccola-grande band di Austin, Texas.
Autore: Daniele Lama