Setose melodie ad insinuarsi calde, delicate tra le note di un piano timidamente nostalgico e l’energia soul di una voce dalle linee morbide che s’incastrano sinuose al suo colore pressochè singolare.
Una musica mai stanca che non stanca, è questo ciò che arriva a primo impatto dei Sei Ore Dopo, band di origini pugliesi, che prende forma silenziosa ed
elegante attraverso scalini di note mai ripidi, piuttosto lisci e variegati, colorati e tinti di sonorità che viaggiano raggiungendo un elegante rock e sfiorando gli apici di un pop raffinato, senza esagerare nella troppa orecchiabilità che, a lungo andare, sfinisce. Un mix assolutamente esplosivo, a gonfiarsi d’entusiastiche melodie, marsh mellow di musiche dal dolce sapore zuccherato, gustosamente insaporito dal timbro consapevole e sensuale del cantante-pianista della band in questione.
Ci troviamo inevitabilmente di fronte ad un fenomeno musicale un po’ fuori dalla realtà emergente attuale, a distinguersi per precisione e classe – stile elegantemente modesto, che mai infastidisce nè allunga pretese da alcun punto di vista.
Ma è così, questa musica attira come un lecca-lecca attirerebbe un bambino, e molto di questo merito lo si deve, appunto, all’esclusiva voce elastica del vocalist, che pare quasi divertirsi e rotolarsi in una realtà d’arrangiamenti candidi; strumenti ad intrecciarsi delicatamente, per far sì che quella stessa voce ne giunga rinfrancata, poichè rigenerata dalle loro unificate e solide armonie. Ed è lì che si verifica la rara contaminazione di sogni iniettati d’un romanticismo quasi d’altri tempi, perchè colorato di purezza, calamita di verità e candore musicale.
Molto del merito va quindi all’insolita capacità d’amalgamarsi musicalmente, quasi ad apparire come un unico strumento che, senza pensieri, suona. Ad oltranza. Suona ed urla dolcezza. E dolcemente canta.
Autore: Gabriella Stufano