Uscito volutamente nel giorno dell’anniversario della scomparsa di Ian Curtis (18 maggio) Falso Negativo dei New Dress è un pratica un lungo grande omaggio alla new wave post-punk di fine settanta-inizio ottanta, di cui i quattro ragazzi bresciani sono devoti e fedeli rappresentanti.
Dopo il primo disco, autoprodotto, Alibi, del 2008, dopo Legami di Luce del 2012 prodotto da Lele Battista de La Sintesi, e dopo tre fortunati EP, MODErne Tessiture Sonore (Kandinsky Records) con la Produzione Artistica di Stefano Castagna (CCCP, Scisma), Vernale e Novanta (Vrec records), che ha visto la partecipazione di Garbo, Omar Pedrini, Lele Battista e Luca Urbani, arriva adesso questo “Falso Negativo” (Vrec/Audioglobe) a volerli candidare definitivamente come band affermata e dal futuro sancito nei live dei vari club italiani, in cui i quattro sfoggiano il miglior repertorio new wave e dark, fatto di trucchi di luce, effetti e grande capacità magnetica sul palco.
Stefano Marzoli alla voce e synth, Jordan Vianello alla batteria, Andrea Zagna al basso e Matteo Frigoli, new entry, alla chitarra, hanno confezionato un disco in cui richiami, citazioni, eco musicali di un genere che, per quanto di nicchia, ha fatto storia, si sprecano a ogni arrangiamento. Non si tratta di copia o plagio, né di omaggi: si tratta di aver interiorizzato un genere, ma forse, ancora di più, di un modo d’essere ancor prima che di far musica. Sembra che la musica dei New Dress sia infatti il loro modo, disperato ma al contempo perfettamente consapevole e mirato, di esorcizzare quei “mostri” citati in Messaggio Criminale: nelle loro tessiture sonore compaiono, come echi dal continente quasi chiamati da un esorcismo, i primi Depeche, i primi Simple Minds, ma più ancora nelle atmosfere dark i Joy Division e i primi Cure (quelli di Faith e Pornography, per capirci), anche se i riferimenti più diretti arrivano dalla new wave di casa nostra, quella inizialmente tanto contaminata di elettronica e synht, dai Diaframma agli Area fino ai primissimi Litfiba, non ancora inquinati da quanto fatto negli anni ’90.
Per loro il disco è “un’istantanea che fissa nel tempo i moderni disturbi di personalità, raccontati ma non risolti in queste nuove didascaliche canzoni”: ecco perché, oltre a tutte le suggestioni citate, si sente anche fortissima la lezione dei Bluvertigo e del genio di Morgan, che rappresenta anzi per l’ascoltatore il primo punto di confronto immediato, istintivo, diretto, dal primo esplodere delle note di Attico Narcotico, ottimo pezzo di inizio, magnetico e ipnotico, che lascia poi spazio al singolo Daylight, forse più commerciale, ma come giustamente deve essere il pezzo-vetrina.
La vera cifra più ispirata dei New Dress arriva però con i pezzi centrali: Hedone in particolare per musica e testo è il capolavoro di questo disco, con uno scoppiettante inizio alla Depeche Mode a cui seguono arpeggi e note inquiete, profondamente oscure, su cui si staglia la voce suggestiva quanto mai di Marzoli. Il pezzo segue poi una tessitura incredibilmente anni ’80 coronata da un ritornello magnetico e cupo, mentre Rumore Interiore è una ballata dark onirica e suadente, altamente orchestrata fra effetti elettronici. Siamo sicuramente al cuore della produzione dei New Dress, non solo di questo disco ma di tutto il loro percorso musicale: si capisce che anche l’ottimo materiale prodotto negli Ep precedenti converge qui nella sintesi migliore e più efficace. Forse per questo il disco si completa, dopo Messaggio Criminale e un altro lento ipnotico come Santa Indolenza, con tre inediti tratti da lavori precedenti, ovvero Contact the Fact, cover dei The Sound, ed i brani In questo inverno e Sorride a tutti, tutti originariamente inclusi in EP precendenti, che rappresentano una sorta di ciliegina sulla torta: In questo Inverno e Sorride a Tutti, in particolare, con la loro ballabilità, fanno nella conclusione da buon contraltare dei toni cupi dei pezzi centrali, senza tuttavia cedere in declinazioni rispetto al genere.
In sostanza, i New Dress non fanno sconti: la loro musica potrà piacere o meno, ma non ci sono compromessi rispetto a quella che è la loro missione musicale, ovvero la new wave onirica e dark di tanta musica di nicchia di trent’anni e più fa. Quello è il loro solco, dove si innestano decisi non tanto a innovare quanto a esplorare i (pochi) sentieri non ancora esplorati all’epoca. E’ come sentire qualcosa di “integralista”: un integralismo che però in questo caso fa bene alla musica nostrana. Serietà di intenti, nessuna inclinazione al compromesso, e struttura dei pezzi che non cede mai al virtuosismo fine a se stesso o a distrazioni melodiche per puntare diritto al risultato sonoro sono i meriti migliori di un disco che emerge ogni volta di più ad ogni ascolto. Dato l’alto livello anche dei live, la prossima sfida dei New Dress per aspirare a uno step ulteriore sarà la capacità di confezionare un Long Playing integrale di inediti, in cui la svolta ipnotica presente in Falso Negativo e le ottime prove mostrate nei precedenti EP (forse più solari, ballabili ritmici rispetto a quest’ultimo disco) trovino l’equilibrio definitivo e la consacrazione del loro peculiare modo di far musica.
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autore: Francesco Postiglione