L’eclettismo, la voglia di sperimentare cose nuove e la curiosità continuano a caratterizzare il lavoro di Lee Ranaldo, dimostrando che anche a sessantuno anni ci si può ancora mettere in discussione e provare a dire cose innovative.
“Electrim trim”, sebbene non affascini al primo impatto, probabilmente a causa dei tanti elementi presenti al suo interno e ai molti cambi di registro stilistico; trova la forza e si fa apprezzare proprio per la ricchezza di sonorità e per come l’ex Sonic Youth le ha ordinate. Sicuramente si tratta di un ordine tutto interno alla sua testa, tuttavia c’è, perché dal disco traspare un indirizzo ben preciso. Ranaldo non ha mai nascosto la sua passione per certe sonorità alt-pop e probabilmente “Electric trim” è il suo lavoro nel quale questo genere emerge più che in precedenza. Certamente è presente la voglia di riproporre le sonorità della fine degli anni ’60, quelle che mettevano d’accordo Byrds e Beatles. State tranquilli Ranaldo conserva il suo stile spiazzante per cui in questo lavoro ha utilizzato anche qualche marchingegno elettronico funzionale ad arricchire il sound.
Gli otto brani sono prevalentemente strutturati sulla ballata e su un cantautorato delle origini Usa, per cui con “Lets start again” rende omaggio al Neil Young e ai suoi Crazy Horse da brani chilometrici più che altro per la ritmica. Con “New thing” si lascia andare ad una ballata dialettica e verbosa, mentre con il brano più lungo, “Thrown over the wall” fa riaffiorare la psichedelia della fine degli anni ’90 dei Sonic Youth, guarda caso proprio quella in cui il quartetto omaggiava la beat generation di cui in vari brani di questo disco si sente l’eco.
Alle orecchie di chi scrive è parsa particolarmente intrigante “Uncle skeleton” basata su un electro-noise e con uno spoken word, con cui viene evocato il Pop Group, ma pacificato, che si intreccia con i Sonic Youth più morbidi. Il brano più alt-pop del lotto è senza dubbio “Last looks” nel quale nella prima parte duetta con Sharon Van Ethen in modo avvolgente, mentre nella seconda deraglia spezzettando il ritmo. Sulla stessa falsariga è stata concepita la title-track con tante particolarità al suo interno tra cui i cambi repentini dal noise alla ballata. Un lavoro complesso e affascinante come pochi!
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autore: Vittorio Lannutti