Archiviata (purtroppo) l’esperienza della mitica Blues Explosion, anche a causa dei problemi di salute dell’altro chitarrista, Judah Bauer, Jon Spencer alla soglia dei 60 anni non rinuncia a picchiare duro sul solco del blues e del rock’n’roll. Certamente l’approccio non è più quello selvaggio di venti-trent’anni fa ma il lavoro alla fine è più che dignitoso. Accompagnato dalla stessa band che ha suonato con lui nel disco d’esordio in solitudine, per cui non si può non citare con contentezza la presenza alla batteria di Bob Bert, con lui nei Pussy Galore, in questo disco Spencer riprende tutti gli stilemi del rock-blues indie e forsennato li sciorina con scioltezza. L’unica importante differenza rispetto al passato è la presenza massiccia del synth suonato da Sam Coomes. Tra i brani più interessante possiamo citare la rocambolesca e serrata “Strike 3”, il garage blues’n’roll di “Primary Baby”, lo swing’n’roll di “Get Up & Do It”, i richiami ad “Acme” di “Laybout Trap” e le sperimentazioni noise di “Death Ray”. Lo so, lo so It’s only rock’n’roll, but I like it!
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autore: Vittorio Lannutti